Milano, sushi per l’influencer della porta accanto - Cronaca - ilgiorno.it

2022-06-25 01:17:48 By : Mr. Tony Cai

Tra digitale e analogico nel ristorante che accetta pagamenti "in follower"

Milano, 17 ottorbe 2018 - This is not  una puntata di Black Mirror. Chi s’aspettava scenari tecnodistopici, ampiamente evocati per il primo locale che accetta pagamenti in follower, resta, almeno per il momento, deluso. Eccoli lì, alle otto del lunedì sera di debutto, nel sesto e più recente «This is not a sushi bar», una dozzina di coperti in via Lazzaro Papi a Porta Romana: hanno lui un berretto da baseball girato all’indietro, lei un cappello a falde ampie, una ventina d’anni e un duemilacinquecento seguaci su Instagram ciascuno; mangiano un piatto a testa, fanno un post a testa, pagano solo il bere. E bevono acqua.

Garbati, salutano e ringraziano: non è nemmeno la puntata di un reality, un arrembaggio di pseudocelebrità sopra le righe a sovraccaricare la cucina come temeva anche qualcuno tra i soci-lavoratori, otto, di questa catena nata 11 anni fa e tutta milanese, che lavora al 90% col sushi delivery e una sua flotta di rider assunti, assicurati, forniti di moto e dispositivi di protezione; e dà lavoro a una cinquantina di persone, sempre il doppio rispetto alla Blonde Salad di Chiara Ferragni. Comunque, chiarisce Matteo Pittarello, uno dei fondatori, non è la Ferragni, né alcun professionista che campi anche peggio di lei pubblicizzando cose sui social a pagamento, il target di quest’operazione partorita in un paio di settimane, che in pochi giorni li ha portati sui grandi media di 18 Paesi, per non dire della Rete: chi googla «Sushi Milano» li trova subito sotto gli sponsorizzati, «e ci ha ritwittati anche Netflix!» E sì, c’è anche la serie Black Mirror, insieme a un barbiere che dice di farsi pagare in post da Fabrizio Corona, tra le ispirazioni del brainstorming che ha prodotto l’idea, poi tradotta in realtà da suo fratello Tommaso che cura il marketing, di diventare «il primo locale a codificare i follower come sistema di pagamento». Se vi copiano? «È una medaglia. Tanto abbiamo una pipeline di zingarate inesauribile». E un rapporto già assai social coi clienti: sconti via newsletter anche solo perché piove, un chirashi omaggio («Il Consenso») per farsi perdonare la mail della normativa sulla privacy; negli anni la condivisione di pillole di backstage su Facebook, dal rider piacente richiestissimo dalle signore alla sparizione di un tizio che faceva megaordini il venerdì craccando i codici di sconto («Ci manchi»). D’altra parte «qui non si fa credito neanche in follower», strizza l’occhio Matteo, e chi sarà pescato a fare il furbo, ad esempio cancellando il post pattuito, finirà su una blacklist. S’è salvato per un pelo un marcantonio che ha mangiato prima del via ufficiale della formula (che prevede la presenza «analogica», e solo nel locale di via Papi), promettendo un pagamento differito; ma ha saldato, alla fine. E così hanno fatto, ma subito, una vera speaker radiofonica-webstar da 200k follower e due campioni di rollerblade francesi, che hanno apprezzato soprattutto il sushi. E sì, c’è stata anche la chiamata dell’agenzia di un ex tronista, quella del sedicente influencer che vanta un milione di follower ma «non posso fare post per contratto», ma sono state rimbalzate: in due pranzi e una cena, la trentina di persone che hanno mangiato con la propria popolarità sono esattamente il tipo cui pensavano i soci, gente tra i mille e i 50 mila seguaci. Che spesso si ferma a far due chiacchiere con lo staff. Influencer della porta accanto. C’è lo sconto anche per gli ultimi clienti di lunedì sera, una coppia che ritira un ordine senza tirar fuori il telefonino, senza quasi togliere il casco: loro hanno accumulato i punti.

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