STORIE DI SICILIA: Il Racconto della Vendemmia nella tenuta di Pedalino: dall’Uva al Vino - Valledaostaglocal.it

2022-09-03 10:32:29 By : Mr. qing zhu

Il sole è appena sorto, tra loro è nascosto.I pampini sono pieni d'acqua, camminano la mattina presto.I germogli di radice sono lucenti, saranno ammuffiti in pochissimo tempo.Le vespe e gli ubriaconi volavano, maschi e femmine venivano e cantavano.Anche se il sole fa male tutto il giorno, è comunque una festa.La radice di questa nostra terra è la fortuna, ogni bozzolo è bello e bello come la luna.Il giorno della vendemmia e la mia partecipazione...Il momento del passaggio dall'uva al vino è un vero e proprio viaggio.Una pratica antichissima che ha radici ancora più remote per essere celebrata dalla letteratura greca e latina.Raccolta e condivisione sono le parole chiave che rappresentano questo momento magico.Un incontro che racchiude tradizione e innovazione.La vendemmia è il momento della raccolta delle uve.È l'occasione che riunisce tutte le persone che lavorano fianco a fianco per intere settimane.È la festa di fine stagione.La conclusione di un duro lavoro fatto insieme.Era un lunedì mattina di inizio settembre.Eravamo tutti pronti per iniziare la raccolta.Lungo la strada che portava ai primi vigneti, io, mio ​​padre, mio ​​zio e alcuni amici eravamo già arrivati ​​presto mentre la mia cara mamma era intenta ad osservare il panorama.Cielo terso e azzurro, profumo di erba e di terra, calore del primo sole che scalda i volti determinati di decine e decine di lavoratori.I trattori erano già in attesa di essere caricati con l'uva.Il capo delle operazioni, don Carmelo... ha controllato che tutto fosse ben organizzato, tenendo d'occhio l'andamento della raccolta.Un po' di vento, qualche nuvola che si intravede in lontananza e la voglia di iniziare a toccare, con mani esperte, grappoli d'uva grandi e succosi.La vendemmia è stato un momento importante per la nostra famiglia, è stato un momento di condivisione.I filari si sviluppavano in modo ordinato uno accanto all'altro in parallelo, e davano un senso di perfezione e armonia nei nostri cuori.La sua pratica ha origini antichissime e un'altissima rilevanza letteraria.Ricordiamo la storia di Bacco e delle Baccanti che rappresentano l'emblema dell'iconografia antica del vino ma anche dell'opera di Plinio il Vecchio "Naturalis Historiae" che va ad analizzare le caratteristiche del territorio e la coltivazione della vite.I filari raccoglievano le voci, una diversa dall'altra, dagli operai a quelle degli amici e nel nostro caso anche di alcuni nostri parenti... che raccoglievano l'uva con gesti meccanici e mirati.Le mani che afferravano il grappolo e le forbici che con un taglio netto facevano cadere il grappolo in secchi di plastica di ogni forma e dimensione.La fatica era visibile sui volti degli operai.La terra stessa sudava il lavoro degli operai, ma era ancora più visibile nei volti dei nostri amici e parenti che non erano abituati a quel tipo di lavoro duro e ripetitivo.Uomini e donne caricavano l'uva in casse trainate da trattori e poi sparivano in lontananza dirigendosi verso la cantina che aveva l'onore di trasformare l'uva in vino.Il grande cancello fu spalancato per far passare i trattori, come un corteo festivo.L'uva ha fatto il suo ingresso sotto gli occhi degli operai e di tutti noi pronti ad intraprendere un passaggio fondamentale, attento e scrupoloso: la trasformazione dell'uva in vino.Quello che una volta si faceva a piedi nudi in botti di legno, oggi è controllato e meccanizzato... Erano i tempi!Il racconto della mietitura ai tempi di mio padre...Il racconto di mio padre sulla vendemmia che mi ha regalato una sera in occasione del suo 68esimo compleanno nella casa al mare...;Aspettavamo l'occasione mio zio "Zinu" (Enzo...), zia Maria e i miei cugini Costantino e Giovanni che venivano da Milano..."Anche quello della vendemmia, caro Salvatore (solo mia madre mi chiamava Titì...), era come un rito, il rito di un tempo nel mondo contadino, un mondo che ora non c'è più e si è concluso, come sempre, come con altri riti, con una grande festa, perché il vino non si comprava come oggi nei supermercati in bottiglie che conservavano solo il colore di quel vino, invece il sapore si ottiene mescolando della polvere chimica con l'alcol".All'epoca, intorno alle case di campagna dove andavamo con la mia famiglia, c'erano lunghi filari di vite che chiamavamo filari, decine, centinaia di filari paralleli e campi e campi coltivati ​​a uva... non erano i nostri;all'epoca la mia famiglia trascorreva la maggior parte delle vacanze in una casa in affitto adiacente ai campi destinati alla coltivazione della vite.(poi mio padre comprò quella casa e un appezzamento di terreno).Mio padre mi stava descrivendo la sua prima esperienza di raccolta, quando ogni filare era una lunga fila di pali piantati nel terreno ad uguale distanza l'uno dall'altro.Prima i pali di legno, poi il cemento, poi la plastica, poi hanno tolto tutto, hanno tolto le piante, hanno tolto i filari e hanno tolto anche il vino e con il vino hanno tolto un'altra parte della nostra coltura."La pianta della vite era come la pianta della vita, mio ​​caro Salvatore, il contadino custodiva ogni singola vite un po' come Dio fa con ciascuno di noi".Ho trovato mio padre nei filari che controllava una pianta dopo l'altra, sceglieva il ramo che considerava sano e tagliando gli altri buttava via perché l'uva non doveva essere necessariamente grande ma doveva essere buona.Mio padre continuava dicendo che la cura della pianta della vite era un impegno che durava tutto l'anno."In quel momento passeggiavi tra i filari e guardavi crescere ogni singolo grappolo e, proprio come nella vita, se vedevi anche un solo grappolo marcio lo coglieresti e lo buttavi via ma se il grappolo intero avesse troppi acini marci il il mazzo intero avrebbe dovuto essere gettato a terra.Poi, prima che arrivasse l'autunno e che l'inverno ci chiudesse in casa, dopo aver raccolto ogni frutto della terra durante la stagione primaverile ed estiva, finalmente si vendemmiava l'uva e si andava a vendemmiare.Poi tirarono fuori i cestini immagazzinati dell'anno precedente, quelli ancora di legno, quelli che qualche parente, forse un secolo prima, sapeva ancora tessere.Almeno era rimasto il cesto e quindi forse anche la memoria del parente, poi si è preferito il cesto di plastica lavabile e così si è persa anche la memoria del parente.E cominciarono ad arrivare amici, conoscenti, parenti e vicini di casa e il favore sarebbe poi ricambiato perché la vendemmia era un po' come una comunione per la quale, si sa, ti prendevi anche una pausa dal lavoro per andare anche a una messa secolare se il la sera spesso diventava anche una messa alcolica dove, diciamo, a volte parlava anche lo Spirito Santo.Fu così che aprirono anche i cassetti dove, sempre l'anno prima, avevano riposto le forbici e quasi le gettavano sul tavolo e tante mani cominciarono ad aprire la cassaforte una ad una per provarle, per testare se la molla era dura o morbido o se si è inceppato;c'era anche chi veniva con le sue forbici personali ed era difficile usarle perché poteva quasi costarti la vita.Fu il capo degli operai... (il più esperto in materia...) a decidere da dove cominciare.Decideva a seconda di come era andata l'annata ea che punto erano mature le uve, se vendemmiare il bianco o il nero, l'italiano o il dolce, e così, uomini e donne, andavamo nei filari, ognuno con la sua forbici e il nostro cesto e abbiamo attaccato una pianta dopo l'altra, prendendoci sotto ogni singolo mazzetto per non farlo cadere e non rovinarlo, con l'altra mano abbiamo spinto da parte le foglie e tagliato il gambo e poi abbiamo messo il mazzetto nel cesto che piano piano si riempiva... non c'era fretta perché nessun grappolo scappasse perché, proprio come nella vita, nessuno doveva restare indietro e, non raccolto, marciva sulla pianta.Ma il vero oggetto del desiderio di alcuni bambini, che in occasione della vendemmia erano nella tenuta, era il trattore che tirava il carro dell'uva in mezzo ai filari dove si svuotavano le ceste piene di grappoli... si spingevano salire i gradini alti di quella macchina che ai loro occhi sembrava gigantesca mettersi al volante e fingere di guidare.Quando arrivò l'adulto alla guida del trattore, se furono fortunati, e all'epoca furono molto fortunati, li fece sedere sui copriruota del trattore che erano abbastanza grandi e, tenendosi ben saldi ad ogni sporgenza, che non era un organo meccanico in movimento, stavano rigidamente pronti a partire.C'era anche chi preferiva trovare posto nella scatola vuota per un lungo giro prima di andare tra le file;è stato davvero divertente come andare su una giostra ma molto meglio.Passavamo giornate intere nei campi perché c'erano tante vigne - e giri in trattore - tante erano le famiglie che, una dopo l'altra, si aiutavano andando nelle case e nei poderi degli altri a vendemmiare.Ad una certa ora ci portavamo i panini con il salame di maiale, salame vero, quello di maiale vero, non so se mi capite, e il vino vecchio, quello dell'anno prima, quello che doveva essere consumato e in in alcuni casi esagerava, qualcuno si metteva a cantare e l'altro accanto a lui lo accompagnava ed erano tutti contenti e tutti si scambiavano bicchieri mezzi pieni che si riempivano di nuovo e uno usava il bicchiere dell'altro e nessuno si ammalò sai e anche il i bambini a volte rubavano qualche sorso.Poi la sera, se non faceva ancora freddo, si apparecchiavano le mense nel cortile, che allora si chiamava baggiu, e si faceva un brindisi a fine giornata e all'ultimo frutto dell'anno che era stato vendemmiata e, finalmente, si vide chi c'era, chi non poteva venire e chi non c'era più perché la vita finisce ma come l'uva, frutto della vite, può diventare qualcosa di ancora migliore nel vino così la morte, anche frutto ma di vita, non era altro che il compimento della vita terrena... Tempi che furono e ricordi che affiorano come gocce di pioggia che lentamente si depositano nella mia memoria mentre scrivo per raccontare, ed è proprio così che mi affiora un ultimo ricordo, quando con un forte ridi, don Carmelo al termine della cena chiassosa dopo un abbondante sorso di vino... esclama "Il vino ti fa cantare, l'acqua ti fa andare via..."Salvatore Battaglia Presidente dell'Accademia Prefi