Breve storia del cappellino al contrario

2022-06-25 01:12:59 By : Ms. Sophia Feng

Quando abbiamo cominciato a indossare il berretto da baseball con la visiera sulla nuca? E soprattutto: perché?

Non ricordo la prima volta che ho visto un essere umano con il cappello al contrario. Non ricordo neanche la prima volta che ho indossato un cappello al contrario. Devono essere state sicuramente esperienze adrenaliniche che mi hanno segnato a livello sotterraneo e che ora ho rimosso. Provate a pensarci adesso: la visiera girata a coprire il collo invece della fronte e la linguetta regolabile sopra gli occhi e le sopracciglia. Non è assurdo? Mi sembra di avere il cervello ribaltato. Questo devo aver pensato all’età di 6 anni.

Tra il 1991 e 1995, quando facevo le elementari, si diceva: “Mi metto il cappello alla Jovanotti”. In Italia è stato il rapper allora appena ventenne a sdoganare al grande pubblico quello stile bizzarro, percepito come un vezzo da ragazzini un po’ pazzi. Sulla copertina del suo primo album Jovanotti for President, del 1988, c’è Lorenzo Cherubini che salta con delle mutande a strisce, il chiodo di pelle, una maglietta con scritto “Get Off My Dick”, una faccia scema e il cappello in una posizione nuova. Ma questa non è “La storia italiana del cappello messo al contrario”, quindi dovremo allargare gli orizzonti della nostra esplorazione e andare a ritroso nel tempo, fino a trovare chi per primo ha avuto questa intuizione.

Stiamo parlando naturalmente dei cappelli dove si intravede una visiera, fatta per stare davanti, e una parte tonda, fatta per stare dietro. Non parliamo di cappelli in senso ampio, altrimenti dovremmo andare ancora più indietro nel tempo e ridefinire il concetto di “cappello”, di “davanti” e di “dietro”, fino ad arrenderci al fatto che il primo copricapo mai creato da Homo Sapiens può essere stato subito ribaltato per un qualsiasi motivo poco trendy.

Dunque negli anni 80 la “rivoluzione” del cappello da baseball era già stata fatta. Da chi? La cultura hip hop è un forte indiziato ma in realtà la tendenza era più diffusa. Il clamoroso successo di Magnum, P.I., nel 1980, fa esplodere ovunque la moda del berretto da baseball come capo da indossare in qualsiasi contesto. A quel punto a girarlo non ci vuole niente. Ci arriva pure uno come Axl Rose.

Ma non è iniziata in quel decennio questa curiosa abitudine. Nel 1968 esce il film La strana coppia con Jack Lemmon e Walter Matthau. Quest'ultimo interpreta uno scapolo trasandato che gira per casa con la camicia fuori dai pantaloni e un berretto blu tenuto al contrario. Il dettaglio trasmette al personaggio un'aria sregolata e menefreghista che fa da contraltare all'impeccabile e maniacale partner. Possibile che la commedia di Neil Simon sia il primo caso “celebre” di cappello al contrario? La smentita arriva puntuale da un ospite inaspettato: J. D. Salinger.

“...mi misi il berretto che avevo comprato a New York la mattina. Era un berretto rosso da cacciatore, di quelli con la visiera lunghissima (...). Mi era costato solo un dollaro. E io lo portavo con la visiera sulla nuca, ecco come lo portavo - cafone da morire, chi lo nega, ma mi piaceva in quel modo. Stavo bene, col berretto in quel modo.” Il giovane Holden esce nel 1951 e testimonia il fatto che portare il cappello girato era un'abitudine spiacevole ed eccessiva e per questo potenzialmente attraente. Anni dopo Stephen King, nel suo saggio Danse Macabre, racconta che nei monster movie anni 50 c'era sempre un ragazzino strano che indossava un cappello al contrario per farti capire quanto era strano.

"Quel berretto mi era costato solo un dollaro. E io lo portavo con la visiera sulla nuca... cafone da morire, chi lo nega, ma mi piaceva in quel modo"

Insomma mettere la visiera sul collo non era cosa da poco e probabilmente qualsiasi genitore o professore lo avrebbe impedito. Nel Tropico del Cancro, pubblicato per la prima volta a Parigi nel 1934, Henry Miller descrive uno dei tanti artisti falliti e vagabondi che incontra come uno che indossa “his hat on assways”. Praticamente un cretino. Ma andiamo ancora più indietro perché il punto zero della nostra indagine è ormai vicino.

Nell'età dell'oro del cinema muto, dove ogni oggetto dice qualcosa, ci sono ben due celebri berretti all'indietro. Nel 1928 Buster Keaton lo usa in The Cameraman – forse perché agli operatori sbatteva la visiera sull'obiettivo e avevano l'abitudine di girarlo – e Jackie Coogan, il bambino de Il Monello di Chaplin, ne fa un accessorio iconico, introducendo un altro tema archetipico nella nostra ricerca: i ragazzini col cappello all'indietro sono al 100% dei teppisti (vedi anche la serie cult Simpatiche canaglie del 1922).

Nessuno di questi personaggi però ha introdotto la moda del cappello all'indietro nella storia dell'uomo. I primi a farlo sono stati, ovviamente, i giocatori di baseball. Nel 1860 la squadra amatoriale dei Brooklyn Excelsiors presenta la nuova divisa munita di un copricapo allora mai visto: aveva uno spicchio sporgente per coprire gli occhi dal sole ed era liscio nella parte anteriore con un bottone in cima.

A vederlo oggi sembra aggiunto con Photoshop tanto è uguale a quello moderno. Di lì a poco però ci si rese conto che la maschera da catcher cozzava con la visiera e in alcuni momenti della partita i giocatori volevano poter vedere la palla che schizzava in cielo senza impedimento. Allora a qualcuno venne un'idea geniale...