Non solo sport. Il maestro di Tavullia nell'Olimpo. Mancio, che schifo! F1: King Toto, non c'è modo di abdicare!

2021-11-22 14:06:16 By : Ms. fern li

RELAZIONE DAL DIVANO. (dal 10 novembre 2021). Adesso è tutto vero, il maestro di Tavullia ci ha lasciato. Intendiamoci, lasciato da parte per quello che riguarda la Moto Gp, perché per il resto rimane vivo e sorridente come prima, e con tante idee in testa. Le auto, l'Accademia, (forse) la TV che comincerà a corteggiarlo come (a suo tempo) certe star di Hollywood con Sofia e Gina.

In pista, ovviamente, ci mancherà molto. Visto che tutti (o quasi) ci siamo alzati (anche) presto per vederlo evidenziare una gara motociclistica. E se anche dal remoto Tibet alla sua nemica Spagna ha ricevuto attestati d'amore, vero amore, non vogliamo chiederci se negli anni a venire (ri)sorgerà (se mai risorgerà) un'altra stella come la quella che da oltre 25 anni risplende su e giù per le dolci colline di Tavullia, tra Marche e Romagna, quell'ameno lembo di terra che continua a far nascere le meraviglie delle due ruote a motore. Tuttavia, quando mancano certi personaggi al pezzo fin qui occupato, il ricorso (non irriverente) al poeta è d'obbligo: 'Fu vera gloria (sua)? Ai posteri l'ardua frase: nui (intanto) inchiniamo la fronte a Maximus Farmer, che volle imprimere in lui il suo più ampio spirito di creatore. L'omaggio planetario alla Valle di Valencia ci ha commosso.

IL REGNO DEL TOTO. Dopo l'ultimo GP, Horner, manager dell'auto di successo dei venditori di bibite, al cospetto del solito infido appeal Mercedes, avrà capito o meno che per battere le 'frecce d'argento' non conta nulla se non (innanzi tutto) abbattere il tiranno Totò? Di chi è il regno, reso innocuo in un modo o nell'altro dal 'rosso', è al tramonto o no?

MANCIO, CHE PORCATA! Chi ci segue che il Mancio da Jesi per noi non è mai stato una nazionale, ma solo una fortunata compagnia di fortuna che sotto la guida di un capitano nato in una terra che ha fornito numerosi e famosi capitani, aveva saputo costruire un'impresa. Poi, come di solito accade e accade alle compagnie di fortuna, il destino volò su altri lidi, l'ispirazione del condottiero si spense, insieme ad alcune defezioni (Immobile), alcuni incidenti (Chiellini), alcuni traditori (Jorgino), le truppe stesse si sfaldarono spento, dalla mattina alla sera, come bolle di sapone nell'aria circostante.

E così la nostra Italia è fuori per il secondo turno consecutivo del Mondiale. Addio pentastella, addio sogni di immortalità. Già, perché quei playoff, con squadre molto più solide di quelle (per fortuna) inserite nel girone di qualificazione, noi, per quanto ne sappiamo della nostra storia, non ci andremmo nemmeno. Non fa per noi, soprattutto in primavera quando il tepore della bella stagione ci invita a pensieri e ad altre occupazioni molto diverse. In fondo è bastato pensarci un po' prima, fare qualche punto in più, non permettere agli svisserotti di dare sostanza ai loro inconfessabili pensieri (e desideri) nei nostri confronti, per portare a casa una qualificazione che da 'veri' campioni di ' L'Europa doveva rappresentare nient'altro che una pura e semplice formalità.

DICHIARAZIONI. Petrov, allenatore bulgaro, alla vigilia dell'ultima partita del girone: 'Italia tranquilla, cerchiamo punti e fiducia, vogliamo il terzo posto'. INFANTINO, FIFA. 'Qualcosa non va, devi cambiare, sveglia Gianni Infantino, presidente della Fifa. Nel 2019 sono stati spesi 7 miliardi in trasferte, 700 milioni in provvigioni agenti e solo 7 milioni in pagamenti formazione e solidarietà. Dovremmo rendere le regole più trasparenti di quanto non siano ora. Sapere che qualcuno si è svegliato e vuole capire quali sono i nuovi maestri del calcio europeo (non solo), ovvero agenti-mediatori-consulenti, è già un sollievo. Certo, quelle inchieste (Report, Rai3) stavano facendo molta chiarezza su personaggi che hanno raggiunto un potere di intermediario che non manca se non è dittatura. Sono peggio di quella piccola ma spendacciona folla di principi e oligarchi che sta (letteralmente) buttando giù squadre storiche che non riescono più a stare sul mercato. Il nobile Florentino, per quanto può, continua disperatamente a spingere pro Superlega, non per annientare la democrazia del calcio, come dice il buon Cefferin, ma per salvare almeno il top da una dirigenza Uefa che non si capisce perché si aspetta tanto da mettere (almeno) sotto inchiesta.

All'età di 75 anni si è spento Gianpiero Galeazzi, opinionista televisivo, legato al canottaggio e ai suoi eroi come gli indimenticabili fratelli Abbagnale, medaglie d'oro olimpiche. FINALE ATP TORINO. Matteo si infortuna, Sinner prende il suo posto. Con una bella vittoria, ora nella top ten mondiale.

(dal 2 novembre 2021). In Coppa è andata meno peggio del previsto. Due vittorie (Juve e Inter) due pareggi (Milan e Atalanta). E se i giochi sono fatti per la Juve (rimangono prima o seconda posizione da assegnare), per l'Inter c'è la vera speranza (dopo un decennio) di superare i gironi; n0n si dice invece per la Dea, raggiunta nei consueti tempi supplementari dal solito Cr7 mentre resta praticamente fuori porta l'enigmatico Milan di Pioli, ancora una volta penalizzato in quei 'dettagli' che decidono le sorti della squadra dall'ormai instancabile pro -arbitraggio della squadra di altri. In Conference la Roma del Mou non sfonda per errore; in Europa League, invece, il Napoli procede con costanza e fiducia con l'incerta Lazio nella truppa di Coppa. 

In campionato, invece, pronta a saltare il girone per lasciare il posto alla Compagnia del Mancio per la qualificazione mondiale, la Signora si rivede (1-0 ai viola, nei supplementari), pareggia lo stanco Napoli, pareggiano nel derby dei derby di Inter e Milan (1-1). Tutto come prima, tutto da rifare.

I successi azzurri continuano a piovere. In Moto 3 si batte il Foggia nella lotta per il primato a due passi dal traguardo, consegnando il suo primo mondiale a Pedrito el drito; mentre in Moto Gp Pecco dà un altro spettacolo, vincendo in Algarve, e portando la 'rossa' di Borgo in cima al mondo. La notizia più clamorosa arriva dal nuoto in vasca corta di Kazan, dove la nostra squadra è diventata la squadra di nuoto più forte d'Europa per la mole di medaglie assegnate. Che ha messo in piscina il più grande nuotatore del suo tempo. Quel Greg (nella pagina ph del repertorio) che, testa a testa con l'alemanno, ha vinto un Ottocento che fa la storia. In F1 torna il 'rosso'. Niente di speciale, lo sappiamo, ma già dietro le due squadre che si contendono il Mondiale. Piloti e costruttori. I piloti sembrano poi volgersi a favore di Max (ora con 19 punti di vantaggio sul rivale a quattro gare dalla fine), a cui se ne frega del regno del perfido Totò.

Nelle ATP Finals esce Berettini per infortunio entra Sinner. Uno lo vince, l'altro lo perde, ma per un soffio contro il numero due al mondo. Che Jannick sta imparando?

(dal 1 novembre 2021). A Roma il vertice del G20, il vertice dei grandi della Terra, si è concluso con alcune defezioni annunciate (Cina e Russia), ma con un impegno italiano apprezzato dall'intero pianeta. Non è stato un trionfo, ma nemmeno una debacle. Le speranze di salvare il mondo restano tutte, intatte e con qualche (inatteso) impegno in più per ridurre (almeno) di mezzo secolo i danni provocati dall'uomo. Ora la parola passa al Cop26 di Glasgow, in Scozia.

La divina Federica, 33 anni, ha detto sì al suo Matteo, 30 anni. Mentre Arianna Fontana, 31 anni, otto medaglie olimpiche, vince in Coppa. Jacques Villeneuve, campione del mondo di F1 nel 1997, 50 anni, figlio del più amato campione dell'incomparabile 'rossa', ha trionfato nella Nascar Whelen Euro Series di Vallelunga. Le "farfalle blu" dopo l'argento hanno vinto l'oro e (un altro) argento nei cerchi e nelle clavette. Incredibile evoluzione di Sinner, 20 anni, uno passa avanti e due indietro. Nei 500 di Vienna in due set aveva praticamente demolito l'astuto Tiafoe, 23 anni, poi nettamente battuto in finale da Sverev, solo per uscire (improvvisamente) e per nessun motivo, regalando all'avversario punti (preziosi per la ATP Finals a Torino) e una finale (inaspettata). Adesso Jannick dovrà rimboccarsi le maniche per recuperare i 100 punti sprecati a Vienna per entrare, a 20 anni, tra gli otto big del mondo della racchetta.

CAMPIONATO DI SERIE A E COPPE. Vola Napoli e Milano. Arbitri, infortuni, Ibra più panchina che altro, non frenano le due aspiranti squadre. Per il verdetto atteso dovremo attendere il passaggio dell'Epifania, che notoriamente chiarisce un po' le idee per tutti, aspiranti e non aspiranti. Continua l'incredibile debacle bianconera, con un Allegri con la testa tra le nuvole e i piedi in qualche campetto di periferia intento a giocarsi la coppa del nonno.

In settimana tornano anche le Coppe. La Signora con una vittoria chiudeva la conversazione in cima al suo gruppo; mentre la Dea dovrà battere lo United che già avrebbe potuto battere all'andata. Tre punti farebbero (giustamente) carne e sangue. Incerto è il passaggio dell'Amato, che deve andare a replicare i trre4 punti con lo Sceriffo in Moldova. La posizione del Diavolo resta drammatica, triste, derubata e senza punti in fondo al suo gruppo. Se vuole tornare a casa, dovrà mettere uno dopo l'altro: Porto, Atletico e Liverpool. 

(dal 26 al 31 ottobre). La (misteriosa) pandemia infuria ancora. Qua e là, a seconda di chi e come veniva affrontato. L'Europa, per esempio, si è spostata in un ordine (a dir poco) sparso; con lo 'spettinato' che ha fatto Brexit anche in campo sanitario, il tedesco che (in un certo senso) è stato 'sorpreso' da qualcosa che (ancora) fatica a realizzare, il franco che se la cava come può senza arrivare al rettilineo finale. Pochi esempi, questi, sintetici, ma sufficienti per dire che se la graziosa Europa non riuscirà a trovare in tempi (si spera) brevi un'unica 'guida' difficilmente potrà conservare quei (prestigiosi) primati raggiunti dopo secoli di fatica dura e dolorosa.

Tiremm prime manovre di Sor Draghi (non si sa come) per quel PNRR che dovrebbe cambiare il volto del Bel Paese. Dovrebbe, siamo tutti qui ad aspettare. Desideroso, nell'attesa religiosa. Nel frattempo, divaghiamo con i cinesi che sorvolano Taiwan in (sostanziale) formazione aerea. Mentre altri poveri, spinti da conflitti, colpi di stato e miserie varie, cercano rifugio e futuro dove sembrano ancora esserci. Sembra. Perché se andrà così, come potremo trovare alloggio, cibo, lavoro per noi e per gli altri come consiglia Papa Francesco (cristianamente)? Ma vorremmo un sassolino qui per uscire dalla scarpa. Non si tratta tanto di quella folla di perditempo che popolano i media e mangiano calcio sputando sul calcio. Soprattutto il nostro, naturalmente, come un silenzioso sacco di botte. Per loro, sempre imberbi, sempre col cappello in mano, anche davanti a chi, di fronte ai nostri successi, non sa più perdere. Il sassolino, però, non riguarda loro ma tutti quelli che 'provengono' dalla madre Italia quando chiedono loro da quale popolo provengano, rispondono tutti tranne il nostro. Sembra quasi che si vergognino. Ritenzione. Preoccupazione. E pensare che il dono di appartenere a uno dei popoli più straordinari della storia umana non deve essere motivo di riluttanza ma di orgoglio.

Che debbano mostrare gratitudine verso la madre che li ha ospitati e (in molti casi) li ha allevati c'è. E come. Ma dimenticare, o fingere di dimenticare, la madre che ha dato loro "anima, carne e sangue" per essere ciò che sono e non altrimenti, è proprio così? Lodevole? vantaggioso?

L'argentino Leonel, ad esempio, figlio di migranti marchigiani, non sa (o finge di non sapere) chi fossero alcuni suoi connazionali come Raffaello, Bramante, Leopardi, per non parlare di Rossini o Mattei che nel 1953 fondata Eni di cui Agip è diventata la spina dorsale? Il Quartararo, poi, nato a Nizza, città italiana, o meglio, città genovese, ceduta ai Franchi da Cavour, figlio del popolo di Trinacria, si è mai chiesto di quale 'prodigio' (che teme pochi confronti) i suoi genitori vengono? Ultimamente, insomma, si preferisce appartenere a questo o quel popolo secondo la migliore opportunità, dimenticando però che, al di là di ciò che ci sembra più conveniente, l'unica cosa certa è quello 'jus sanguinis' che nei secoli (se non millenni ) ha dato vita a un DNA da cui tutto può essere tranne sfuggire. Nel bene e nel male.

CAMPIONATO DI CALCIO SERIE A. DECIMO GIORNO. in campo c'erano (tra gli altri) Milan-Torino, ma anche Juve-Sassuolo, Samp-Atalanta, Cagliari-Roma, Empoli-Inter. Tutti in corsa per lo scudetto. Un campionato difficile da prevedere. Comunque l'ambito premio di un Campionato che per noi resta unico, nonostante quei buccaloni oziosi che accovacciati in qualche poltrona non fanno altro che spalare fango e disinteresse. Uno di questi, infatti, invece di pagare i danni che ha fatto, bello e ridente, non fa altro che farci sapere 'quanto poco conta il nostro calcio'. Ovviamente, pieno di sé come si mostra sempre, non deve essere stato informato che abbiamo in casa dei campioni d'Europa che (in attesa di un po' del nostro bene anche in Coppa) puntano ad appuntarsi una certa pentastella al petto (con buona probabilità).

(dal 12 al 25 ottobre). Naturalmente non mancano le storie, felici o tristi che siano. Arrivano in flussi dal pianeta (Cina e Taiwan, UE e Polonia, ecc. ecc.); provengono dalle varie tendenze che si susseguono in casa nostra (tessera verde, vaccinazioni, pandemia, ripresa economica, PIL esagerato, ecc. ecc.), provengono da diversi contesti sportivi che (almeno in parte, superato il terrore di la pandemia) hanno ripreso a svolgersi, puntualmente, e con la (crescente) presenza del pubblico.

Se vogliamo rimanere sportivi, almeno due o tre sassolini possiamo provare a toglierci le solite scarpe. Primo. Dove sono finiti quegli onesti Angli che hanno interrogato i nostri velocisti ad Olimpia e che, guardate, come accusatori sono finiti accusati nelle reti antidoping, con il risultato di trovare un loro quartetto 'trattato' e quindi passabile al ritiro della medaglia d'argento , trasferiti al petto del terzo chi sono, se non erro, i russi? Il fatto è che tutta l'Italia sportiva sta rinascendo. Le stagioni non c'entrano niente. Gli è successo mille e mille volte, niente di strano, soprattutto dopo aver superato prove orribili e dolorose. Non si dice infatti che la favolosa Fenice Araba che rinasce sulle proprie ceneri abbia posto il suo nido in qualche anfratto sconosciuto del Bel Paese? Quel che è certo è che, nello sport, il rinascimento è sorprendente, per certi versi incredibile, oltre ogni immaginazione, eppure tangibile.

All'inizio dell'anno, in mare, siamo andati a far tremare gli “invincibili” dell'altro emisfero. Poi, tra calcio (Europeo) e Olimpiadi (40 medaglie), campionati vari (praticamente) di tutte (o quasi) le discipline sportive, abbiamo raccolto solo abbondanti raccolti un po' ovunque. E soprattutto contro soggetti increduli che, a forza di sentire l'inno degli italiani, avrebbero cominciato ad avere (seri) problemi alle orecchie. Nelle ultime ore si sono aggiunti altri successi non secondari. Ai Mondiali di ciclismo su pista abbiamo concluso con 10 medaglie (4 ori, 3 argenti, 3 bronzi). Come mai prima. Ai Mondiali di ginnastica, un uomo azzurro tatuato si è aggiudicato la medaglia d'oro per il corpo libero, mai vista in 118 anni. Dietro di lui, due argenti e un bronzo. Se questo non è un rinascimento, cos'altro lo è? Inoltre, nel circuito tennistico eletto, un allampanato ragazzo tirolese, fresco di vittoria ad Anversa, cerca un posto tra gli otto delle ATP Finals di Torino. Dove gli azzurri hanno già il giovane Berrettini finalista a Wimbledon. Anche questo non era mai successo. Tutto questo, per non parlare di moto e auto, dove la nostra presenza è antica e forte da decenni, tanto che abbiamo dato i natali ai due campioni emblematici della disciplina: Giacomo (15 mondiali) e Vale (9 mondiali ). Al Vale, la sua gente, che non solo popola le colline di Tavullia, ma è disseminata in ogni continente, gli ha riservato una memorabile festa d'addio.

Che addio non si vede che si lascia dietro una sfilza di validi eredi. Tra gli altri quel Pecco che, proprio davanti alla gente della Valle, ha voluto mantenere viva la speranza di un titolo che è andato però a un ragazzo meritevole e nostro per lo jus sanguinis, visto che ha il padre e la madre di Trinacria. In Moto 3 resta la speranza di un titolo azzurro, con Dennis a soli 21 punti dall'imberbe Pedrito, un po' impreparato ad affrontare gli Azzurri. Finalmente nelle auto, sulle piste, ricompare la 'rossa', quarta con il Carletto al GP degli Stati Uniti, e al momento 'schiacciata' dal duello sfrenato tra il Tulipano che 'se ne frega del Toto' e l'anglo che l'Olimpia vorrebbe raggiungere l'apice.

A Misano, la pista più decorata e copiata al mondo, c'è stato un altro momento di grande significato. la dedica della quercia sul colle al Sic, morto appena dieci anni fa nel tragico incidente in pista. Padre Paolo, a margine, ha confessato di 'essere ancora arrabbiato con il Creatore per questo', un'esteriorizzazione ribadita anche davanti a papa Francesco. Senza convincerci davvero. Tale dolore solo chi l'ha sperimentato può capirlo. Anche se, vorticando sul solito bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto, ci si chiede se è vero che la perdita è stata incommensurabile, il regalo fatto in quel momento era davvero così insignificante? Visto che quel ragazzo che portava i capelli di quercia sarà sempre amato, preso ogni volta ad esempio e mai dimenticato?

CALCIO. Ultimo sguardo al calcio. Europeo, dove Juve e Inter hanno portato a casa successi che mettono in buona posizione il primo per i rossi, Tappen e Lewis, Toto Wolff, un assaggio di girone in testa al girone e, il secondo, con notevoli possibilità in tre partite rimanenti per riconquistare Sheriff e Real, entrambi non proprio irresistibili. Situazione in bilico vale per la Dea Gasp che sa fare trenta ma mai trentuno. Con lo United chiude il primo tempo sullo 0-2, poi, nella ripresa, come di consueto, si rimonta (3-2). Possibilità compromessa invece per il Diavolo, che tre volte battuto poco o niente potrà fare nei restanti incontri. Se vorrà tornare in vetta più dei giocatori dovrà curare gli arbitri.

Tre o quattro per il campionato. Inter e Juve pareggiano (con polemiche), pareggia anche il Napoli, ma vince il Milan. Napoli e Milan salgono in vetta alla classifica, con 25 punti ciascuno, sette in più dell'Inter e 11 in più della Juve. Tutto finito? Tutto chiaro? Niente affatto, non abbiamo ancora mangiato nemmeno il panettone!

(dall'11 al 18 ottobre). Ancora, in Premier, c'è il trasferimento della proprietà di Newcastle nelle mani di (altri) spendaccioni arabi. Che in altri tempi avrebbe detto poco o niente e che, invece, oggi suscita non poche perplessità se non (urgenti) preoccupazioni. Nel paese che più di altri è l'erede del latino 'pecunia non olet', si sa che porte e finestre restano aperte 24 ore su 24 per chi vuole portare denaro nelle casse di Albion. Soldi, soldi qualunque, non importa chi, come e perché.

Da tempo avvertiamo che, grazie al Robin Hood che vive in Uefa, mentre un colpo di stato è stato sventato da 12 società di inesperti bisognosi di rottamare il cibo per il loro futuro, un altro colpo è andato (silenziosamente) in porto . Quello guidato da un 'ristretto (o agostiniano?) manipolo di 'specchini' che di fatto (in pochi anni) ha preso i comandi della manifestazione calcistica (sportiva) più importante d'Europa, la Champions League che, come 'ritorna' (non solo in termini di immagine), ha pochi eguali sul pianeta. E questo senza che nessuno glielo impedisca, né in nome di un fantomatico fair play, né appellandosi alla sacra regola della 'legittima concorrenza'. Degli 'spender' si sa che (per lo più) sono arabi (Psg, City) con l'aggiunta di un oligarca russo (Chelsea) e (forse) di qualche fondo americano che però ne pensa più di uno quando si tratta di aprire l'ora del mercato azionario. Gli spendaccioni arabi ora si sono uniti ad un altro connazionale spendaccione, nientemeno che l'Arabia Saudita, attraverso un fondo che, più che rappresentare privati, rappresenta uno Stato, uno di quelli che hanno più peso e liquidità tra Oriente ed Estremo Oriente. Questo per dire che, con un 'portafoglio illimitato' a disposizione, non sarà facile competere con il Newcastle. La nostra modesta opinione è che, in questo modo, lasciare mano libera a chi non è tanto interessato al calcio ma ad altri obiettivi, costi quel che costi, sta 'mettendo a terra' le squadre storiche. Anche i big, i big famosi, come Real o Barca, abituati a sperperare, e oggi (Covid a parte), costretti a tirare la cinghia. Con debiti crescenti. Difficile da cancellare. E che, se questa tendenza fosse confermata per altri anni, sembrano più in calo che in ripresa in presenza di contendenti irrefrenabili.

Ma un altro (delicato) problema è emerso nel paese erede della 'pecunia non olet'. Il sasso, questa volta, è stato lanciato dall'allenatore del Liverpool. Riguarderebbe la questione dei diritti umani in uso dalle parti del nuovo proprietario di Newcastle. Un boss che è nella lista nera mondiale delle violazioni civili. Molte libertà fondamentali, infatti, codificate nella dichiarazione universale dei diritti umani, non esistono. La pena di morte viene spesso applicata senza un regolare processo. Le minoranze politiche e religiose sono oppresse. Gli atteggiamenti nei confronti delle donne sono discriminatori. E così via, un'indecenza dopo l'altra, come se fosse un cesto di ciliegie. Tutto questo, ovviamente, frega poco o nulla ai miliardari che popolano il cinico Premier (a vari livelli). Tra i commenti più cult, quello del tecnico Pep del City, nota espressione degli spendaccioni degli Emirati Arabi: 'Mi sembra - ha detto - che i tifosi del Newcastle siano contenti. Dopotutto, è una questione di affari. «Affari, certo, o oppio per la coscienza civile?

CAMPIONATO DI CALCIO. SERIE A. CLASSIFICA. Napoli 24 punti, Milan 21, Inter 17, Roma 15… IX GIORNATA (22/23/24 ottobre). Bologna-Milano (sabato 23 ottobre, 20:45); Roma-Napoli (domenica 24 ottobre, ore 18). Inter-Juve (domenica 24 ottobre, 20:45); Roma-Napoli (18:00). MARCATORI. 7 reti Real Estate (Lazio, 3), 6 Dzeko (Inter), 5 Lautaro (Inter 1).

 CAMPIONI 2021. Pallone d'oro. Qualcuno opta per regalarlo ai campioni dell'orto di casa. Seppur meritevoli, nel 2021 hanno vinto poco più di un gelato. Qualcun altro ha fatto ricorso alle solite raccomandazioni che a parte Messi, (finalmente) vincitore con l'Albiceleste di una Coppa Sudamericana, non ha battuto il tacco in Champions League. Morale: chi altro se non il nostro Jorgno, vincitore della Champions League e dell'Europeo, o dei due più grandi eventi mondiali del calcio 2021, può meritare il Pallone d'Oro?

(dal 4 al 10 ottobre). Ma non ti abbiamo detto, Sor Gravina, di dare una gomitata là dove decidono di mandare questa o quella casacca per dirigere coppe e tornei europei e internazionali? Glielo abbiamo detto o no? Ascolta? Non ascoltare? Lo fa o non può farlo davvero? E qualunque cosa sia, come vedi, quelli che gestiscono quegli ometti vestiti di nero non stanno scherzando. Non sbagliano un colpo. Basta che ne mandino alcuni a noleggio per mandare su l'acqua anche dove non sarebbe né necessaria, né saggia, né giusta. Nella penultima delle Nazioni di Italia del Mancio, in semifinale contro i fratelli spagnoli, avete visto o no, cosa sono riusciti a fare i corvi Uefa? Ci hanno mandato (non vogliamo l'interessato perché questo è un presagio che nessuno ci toglie) il solito mercenario con comprovata scienza chirurgica arbitrale che non ha fatto altro per affrontare le cose che scacciano (il prima possibile ) il (pin) della difesa azzurra lasciandola sguarnita e pronta ad essere colpita da un momento all'altro.

Tutto attraverso due carte (scientifiche), la prima illegale, la seconda possibile. Il fatto è che abbiamo dovuto lottare ancora una volta in inferiorità numerica e tattica. Al termine dell'incontro, la famigerata pletora di oziosi 'buccalones' che frequentano (con poche credibili eccezioni) giornali e televisioni pubbliche e private () si è affrettata a magnificare la 'superiorità' altrui. Che, per certi versi può anche esserci stato, ma cosa vuole chiederci Sor Gravina (a cui è responsabile) se ogni tanto anche noi ci facciamo giocare in superiorità (non solo numericamente)? Cosa ci vuole? È davvero impossibile ottenere una competizione internazionale come quella della finale europea in compagnia di quei signori che si sono strappati l'argento dal collo? Non possiamo farlo, sor Gabriele? Ebbene, giusto, perché lasciando le cose di cui abbiamo bisogno dovremo interrogare gli aruspici per scoprire come passeremo il Natale nel Golfo?

E comunque il Nations è andato ai Franchi, in rimonta (1-2), con un gol che a dire fuorigioco è poco. Siamo arrivati ​​terzi, giusto per salire sul podio, battendo ancora una volta i belgi (2-1), con qualche punto in più utile per il ranking Fifa, e qualche rimpianto, appena sussurrato. Adesso, a novembre, ci aspettano gli Svisserotti, che nel giro del mondo ci stanno seguendo, con il fiato sul collo, e che (come al solito) sogneranno di farci un bel viaggio. Per andare da loro nel caldo sole del Golfo quando il Natale è gelido in Europa.

Di quello che sta succedendo alle altre nostre squadre, Milan in testa, (se la pensate così) potete leggere qui sotto. Nelle dichiarazioni post partita (dopo Spagna e Belgio), Mancio, onesto e bravo com'è, non ha citato un arbitro. Meglio, anche perché semmai questo è 'lavoro sporco', o meglio, 'dietro le quinte', che non dipende da lui. Vero, sor Gravina? Tra l'altro fischiare un portiere azzurro non va bene. Ma è (davvero) così facile dimenticare l'ingannevole 'baciamaglia' che ha reso l'imberbe ottimo portiere in questione prima di essere azzurro? Siamo invece in perfetta sintonia con la sua richiesta di disputare (dopo troppi anni) un grande evento calcistico in Italia. Anche l'Europeo 2028 sta andando bene. Anche perché, forse, sarà il momento giusto per ricostruire le nostre strutture, che sono il vero divario che ci separa dagli sportivi di ogni angolo d'Europa. 

TOH, IL ROSSO È REVISIONATO! Lo abbiamo sbandierato più volte, se in quel giro di F1 una rossa non ricompare in lotta per il titolo, noi, nel giro di giro, ludoteca di Totò e compagni di merenda, non ce ne frega niente. Lo sport è fatto per sognare e non per maledire quanto costa. Il giovane Tappen spedito con un tocco sopraffino al 300 km ora contro un guard rail resta un gesto che non svanisce nel tempo. E poi, quella è una, una sola, perché se andassimo a ripescare cosa è stato fatto al 'rosso' durante il regno di Totò e dei suoi amici merenda, le pagine della Bibbia non basterebbero a contenerli. E comunque la 'rossa', abituata a parlare con gli dei e non con le loro brutte copie, avrebbe potuto trovare la giusta motivazione per tornare a donare meraviglie agli umani. In Turchia, ad un certo punto, Sor Carletto ha avuto la possibilità di arrivare primo e unico, se le gomme e il muro non fossero d'intralcio. Poco male, se il sole del mito è tornato a splendere anche sui pendii finora vuoti lo vedremo presto. Tappen è tornato in testa alla classifica piloti con un vantaggio di 6 punti su Lewis, molto incazzato. Prossimo GP domenica 24 ottobre ad Austin (Texas).

Un doveroso e piacevole resoconto va fatto per le quattro (meravigliose) giornate di sport a Trento, organizzate dalla 'rosea'. Si è svolta anche la Lombardia, la gara più varia e aspra che si possa immaginare e che il Grande Airone considerava il 'vero' campionato del mondo. L'Airone maggiore, che le solite puttane continuano a mettere dietro al grande belga che, come diceva Geminiani, che i due si sono conosciuti prima e dopo sul campo e non in un salottino, e' stato solo fortunato a non averlo incontrato quando ha Strizzava il naso e guardava con determinazione verso quelle vette che solo lui poteva cavalcare da solo'. La Lombardia è stata vinta dallo sloveno Pogacar, 23 anni, due Giri in tasca, ora atteso al Giro dei Giro per vedere se la sua è vera gloria o solo un momento di mercato forte.

L'ANGELO CHIUDE LE ALI. Angela Merkel, per 16 anni Cancelliere del Paese leader d'Europa, ha fatto visita in Italia. La sua ultima visita da cancelliere in Italia, Paese che (nonostante i pettegolezzi) ama molto, e al quale ha promesso di tornare (molte) altre volte. A stringerle la mano è stata la nostra Draghi, che ha combattuto battaglie decisive con l'esponente tedesco, sia pure da parti diverse, su quanto stava accadendo nella travagliata Eurozona. Quanto è difficile trasformarsi in una nazione, una grande nazione. Fatica, certo, ma sappiamo che tali nascite possono avere solo una gestazione lunga e dolorosa. Dopotutto, quali altre possibilità hanno i tanti frammenti del Vecchio Continente per affrontare i veri continenti su un piano di parità e per qualche tempo vestiti in tuta mimetica?

(dal 27 settembre al 3 ottobre 2021). Signor Gravina, scusi la domanda impertinente, ma non è lei che da presidente della Fgci ha il peso maggiore (e ingrato) di difendere il nostro calcio da chi vuole manometterlo, sminuirlo, defraudarlo ecc. ecc. ?

Se questo è il suo compito, perché non vede quanto fanno al nostro movimento che, meraviglia a parte, a causa di quel glorioso capitano di ventura di Mancio da Jesi, ad ogni colpo di vento, viene maltrattato impunemente su qualunque campo egli va a cimentarsi. I forti sono noti per ispirare paura e invidia. Se possibile, è chiaro che anche il più sfigato di questo pianeta pretende di trattarci come il proverbiale 'servitore di Zoffoli'. Dimentichiamo gli ultimi cinque anni, anche gli ultimi due anni ci bastano. E con un unico, emblematico esempio. L'anno scorso il giovane Diavolo ha messo alle corde in casa loro i miliardari americani dello United e solo un gol annullato (chissà perché) a Kessie non gli ha permesso di portare a casa (almeno) parte della (preziosa) posta in gioco. La cosa è stata (ri)perpetata quest'anno, l'altro ieri, per la precisione, contro gli ispanici dell'Atletico. Prima di tutto, un'espulsione esagerata; e poi un rigore nei tempi di recupero che solo l'arbitro ei suoi amici al Var hanno visto. Fatto sta che la squadra migliore, dopo il danno, ha dovuto subire anche la beffa. La solita battuta, che a questo punto compromette il ritorno in Coppa della seconda squadra più titolata della Champions League. Sia chiaro, non siamo arrabbiati con gli ispanici guidati da un italo-argentino che (in ogni caso) è nostro figlio. Non siamo arrabbiati con gli ispanici, anche perché senza quel successo parleremmo di un movimento che (dopo due decenni) sta affondando proprio come l'Invincible Armada. Semmai ce l'abbiamo con quello sloveno di menga, una creatura sfortunata (se non erro) del nostro Tavecchio, che con i (grandi) centri calcistici (storici) come cavoli a merenda, capace (giura) di aver sventato (contro quelli pasqualotti della Super League) un 'colpo di stato' senza chiarire, però, che il 'colpo di stato' lo aveva già fatto lui stesso, consegnando senza colpo ferire il fiore della competizione europea a un pugno di di spendaccioni che si schermano dal calcio per nascondere i propri affari e di cui solo pochi coraggiosi iniziano a chiedere luce. Ormai è chiaro che non dobbiamo parlare di Coppa dei Campioni ma di Coppa Spender. Tra loro, infatti, che siano cugini o meno, ora si disputa l'ambito trofeo. Gli altri, tutti gli altri (i tedeschi non si illudono di non essere doppiati) si affrettano più a saldare i debiti che a ingaggiare campioni. Come facevano ai vecchi tempi. Il grande Real umiliato in casa da un fantomatico Sceriffo di cui il 99% degli appassionati di calcio non sa nemmeno dove sia, che altro è se non una prima ondata di un terribile tzunami in arrivo? Gonfi di rabbia e spendaccioni, cifre peggiori del Covid. E non derivano dallo sloveno. E (speriamo) non omesso (anche) da lei, signor Gravina, il nostro presidente. 

A margine, segnaliamo la protesta del Milan contro l'Uefa. Nel mirino Cuneyt Cakir, turco, classe 1976, che ha inventato cartellini rossi e rigori ma in una sola direzione. Se non avesse salvato lui e non il Cholo l'arrembante Atletico, in questo momento si parlerebbe di un'inedita, totale, debacle ispanica. Ovviamente a Nayon, per calmare le acque a Milano, ventilano una sospensione dagli impegni di un soggetto che solo a guardarlo, non vogliamo, non diciamolo con cattiveria, sembra un 'assunto' che sarebbe stato così 'utile' al Valentino Borgia. Quel che è certo è che con questa seconda (immeritata) sconfitta, per il giovane Diavolo, il ritorno all'amata Coppa appare sempre più problematico. Intanto nella prossima (19 ottobre) dovrà andare a battere il Porto, squadra nobile e di tutto rispetto, anche se recentemente strapazzata in casa dal Liverpool (1-5).

QUALCHE NOTA DELLA CRONACA. Guardando i risultati degli ispanici, non ci crediamo: Real perde (1-2), Barça (0-3, con il Benfica), Villareal (2-1) con lo United di Cr7 che ha un gol utile (finalmente) fatto , esattamente negli anni '50 della seconda metà. Un buon pareggio (1-1) ha invece ottenuto il Siviglia a Wolfsburg. I tedeschi tengono, nonostante la sconfitta del Lipsia (1-2) con il Bruges: Dortmund (1-0) contro lo Sporting, Wolfsburg (1-1) contro il Siviglia e Bayern (5-0) con la Dinamo Kiev. Van in fuga dal portoghese, salvato dalla vittoria (senza precedenti) del Benfica (3-0) sul Barça. Infine, qualche vittoria inglese per City (2-o sul Psg), Liverpool (1-5 sul Porto), United (2-1 sul Villareal) e sconfitta del Chelsea (1-0) a Torino, contro una Lady finalmente con il vestiti da festa. Se tralasciamo la (sleale) sconfitta del Milan, possiamo contare su 2 vittorie e un pareggio (0-0 Inter con lo Shakhtar). Più o meno quanto i celebri campioni d'Oltremanica, usciti ancora una volta con le ossa rotte dal confronto con i bistrattati italiani.

EUROPA LEAGUE: Il Napoli in dieci perde (2-3) in casa contro lo Spartak, e dovrà rincorrere; La Lazio vince (2-0) sulla Lokomotiv Mosca e sale al secondo posto del girone. CONFERENCE LEAGUE: La Roma vince con Zorya (3-0) e sale in vetta al girone C. NAZIONI. Due semifinali. Il 6 ottobre (20:45) Italia-Spagna (San Siro); il 7 ottobre Francia-Belgio (Stadium Torino). Primo posto finale (domenica 10, 20.45) a San Siro.

MERCATO DEI TRASFERIMENTI. Calciomercato da incubo, che più che un calciomercato è un calcio per il calcio. Ora in mani 'esterne', mediatori o consulenti che dir si voglia, capaci solo in tempi di gravi difficoltà economiche di spremere fino all'ultima goccia di sangue dalle incruenti casse del club non scialacquatore ma storico. Vedi il caso della Beneamata che è salita a 260 milioni di rossi. Il 'rosato' a tal proposito, stando al gioco visto che in casa non c'è tempesta, indica qualche top nel mirino degli squali: Haaland, che oggi prende 4,5 milioni e che è ambito dal solito Psg che a furia di di collezionare 'figurine' ha più del Panini Album; Mbappè, stipendio 18 milioni, voluto dal Real che però ha debiti da pagare piuttosto che soldi da sperperare; Brozovich, 3,5 milioni di ingaggio, che chiede a una squadra sull'orlo della bancarotta di raddoppiare, altrimenti vola all'Albion; Insigne, stipendio 4,5 milioni, che vorrebbe avere un adeguato riconoscimento; Kessie, ingaggio 2,2 milioni, che dopo qualche buona partita ne chiede almeno altre quattro, altrimenti anche lui (poveretto) via PSG, che stampa i soldi (si sa) nel salotto di casa dello sceicco.

Il nostro desiderato? Li lasci andare e si fottano, tutti loro, le odiose 'baciamaglie' con tanto di procuratori, consulenti e tifosi variamente distribuiti nei salotti mediatici, compresi. Che ne dici: moriremmo tutti o ritorneremmo tutti 'più sani'?

ALTRI SPORT. Colbrelli conquista una Parigi-Rubaix da tregenda. L'Under 21 di pallavolo è ai Mondiali (3-0 contro la Russia). Inizia la Festa dello Sport (oltre 100 eventi). In moto, ad Austin (Texas), siamo saliti sul podio in tutte e tre le classi (Moto3 argento, Moto2 argento e bronzo, Moto GP bronzo). In Moto Gp il titolo ora è sulle spalle di Fabio Quartararo, senza accento, visto che è (soprattutto) nostro figlio.

(dal 21 al 26 settembre 2021). Non è stato un weekend noioso. C'è stata molta trippa per gatti e interessante. Per quanto riguarda la politica, invece, le elezioni politiche in Germania che, secondo le uscite, vedono la SPD in vantaggio al 25,6%, con la CDU in calo. Una situazione complicata, probabilmente, ma che non dovrebbe mettere in pericolo la stabilità del colosso europeo, un po' guardato, sempre più 'italianizzato'. Scholz, Spd, o Laschet, CDU, i probabili candidati alla successione dell'(ora) ex cancelliera Merkel, che lascia l'agognata cattedra dopo 16 anni. Anche da noi sta arrivando una tornata elettorale. Per alcuni comuni, in particolare, come Milano e Roma. Intanto Londra, sempre al timone dello 'spettinato' Boris, sempre più innamorato della Brexit, ha finito la benzina. Serviranno 'visti speciali' (forse tre mesi?) per i camionisti europei, per evitare che la perfida Albione chieda l'autostop. Quanto ai vaccini, probabile arrivo della terza dose in Italia, per Rsa e over 80. Mentre i no passa alimentano proteste un po' ovunque. Come sbarazzarsi di questo 'misterioso virus dall'Oriente' (definitivamente), però, non hanno le idee chiare.

Sul versante sportivo continua a risuonare l'inno degli italiani che, andando avanti così, potrebbe causare problemi di udito in molti paesi del mondo, mentre i galletti della F1 si sono dati battaglia aspramente nella piovosa Sochi (Russia), con Lewis ancora vincitore. , ma con il Max che sale dall'ultima posizione (cambio motore) alla seconda, praticamente senza lasciare nulla all'acerrimo nemico. Il bello, se così si può dire, è la ricomparsa della 'rossa' sul podio, con il terzo posto della Sainz, tenace come chiede la vettura madre. Che altro dire, se non ribadire che fino a quando un 'rosso' non tornerà a ruggire come gli dei dell'Olimpo (e non quelli abusivi del Totò) comandano di fare i conti con la leggenda e non con i legulei più o meno prestati alla lavorazione dei metalli a noi, di F1, non ce ne frega niente. E mentre nel polo europeo femminile l'Italia, vi è sembrata, ha vinto ancora una volta contro le coetanee inglesi, nella Coppa del Mondo di ciclismo, a parte il botto finale lasciato per la seconda volta consecutiva a Franco Alaphilippe, noi nient'altro che raccogliere l'oro, finendo per primo nel medagliere. Balsamo, 23 anni, ha fatto uno sprint incredibile sul mostro arancione Marianne Vos, che avrebbe dovuto prendere un solo boccone di tutti gli altri. Gli altri, non gli azzurri, che come Mancio da Jesi docet, sanno fare squadra, uniti e forti, e non ciacole.

Il Campionato naviga verso il (desiderato) ritorno alla normalità. Il nostro Campionato, che senza stadi e con (ancora) qualche pasqualotto di troppo, non ci sembra andare a lezione con nessuno. Non dovevamo mantenere (si diceva) tanti pasqualotti che prima mangiano e poi sputano nel piatto, mentre gli altri vendono e si esauriscono, a quest'ora, potremmo tornare a goderci le belle, storiche, sfide che hanno ha impreziosito il calcio nostro e altrui. Sfide che sono tornate, una volta che la Signora ha cominciato ad arrancare e gli altri a trombare. Tuttavia, il Napoli (ex Maradona) si è (come negli anni Ottanta) ancora una volta assestato al vertice (sei vittorie su sei), mentre dietro di loro si accalcano i milanesi e i romani, con quella Dea Gasp che cambia e ricambia resta ancora una mina vagante capace di far saltare in aria anche progetti consistenti. Questa settimana dovremo mettere piede in Coppa. Con così tanti infortuni da caricare. La Signora, ad esempio, che dovrà fare i conti con lo spendaccione dell'oligarca russo, probabilmente non potrà contare (niente altro) su Dybala e Morata. Speriamo nella generosa Fenice, che (di solito) non molla le occasioni più disperate. Il Diavolo (martedì 28) dovrà mostrare i coglioni a quelli dell'Atletico, mentre l'Amato non dovrà fare la stupidella contro lo Shakhtar. Una vittoria, questa volta, potrebbe significare passare il turno. Infine, non ci preoccupiamo troppo di Gasp. Avrebbe gli Young Boys che (all'esordio) hanno fregato lo United, ma stavolta si sa tanto che le apparenze ingannano. In effetti, non abbiamo mai avuto più paura di così tanti mostri ad Albione. Inferno, nella ripresa contro i Reeds, purtroppo a parte.

(dal 17 al 20 settembre). È stato un fine settimana ancora ricco di interesse. La pallavolo maschile ha vinto il titolo europeo; a Misano Adriatico il Dovi è tornato in Yamaha, mentre Pecco ha (felicemente) proseguito la caccia alla vetta del Mondiale per quel bravo ragazzo di Quartararo.

Dopo le coppe torna anche il Campionato, quel Campionato che in tanti continuano ancora a sminuire (soprattutto) al cospetto delle squadre di Sua Maestà che, a ben guardare, non si portano a casa più di tanto rispetto a noi. Il vecchio Diavolo, antico come la storia, giovane come squadra, non ha affatto sfigurato Anfield. Forse, con un pizzico di autostima in più, e con qualche corsetta a tal fine visto che loro (soprattutto) corrono, avrebbero permesso di togliere almeno un piccolo punto al campo più temuto della Champions League. 

Ma così sia. Pensiamo a noi. Ai nostri difetti. E soprattutto nei nostri stadi che continuano a rimanere sogni nel cassetto. Un servizio su Sky riguardante i campi dell'Ajax e del Copenhagen, mette brutalmente a nudo tutta la nostra (colpevole) arretratezza sull'argomento. Lassù stadi di tecnologia fantascientifica trasformati in aziende in continuo adattamento, quaggiù rovine sempre più obsolete, immobili e costose che non servono se non (essendo tutte o quasi di proprietà comunale) a buttare al vento i soldi della collettività. E pensare che, se per qualche miracolo sempre possibile nella terra della Fenice, dovessimo cominciare a farli, sfruttando quanto nel frattempo è maturato qua e là, potremmo addirittura superarli. Anche per invertire quel rapporto di reddito, lassù esagerato, quaggiù più in calo che in crescendo. E che le colture così come sono al momento continuano ad alimentare la visione di un vuoto che si nota appena sui verdi campi da gioco. Altrimenti sarebbero stati quelli che sarebbero diventati campioni e non noi, grazie a brillanti capitani di fortuna. La magnifica estate blu continua. Su due ruote si vince in Moto 3, Moto Gp e MotoBike. L'Italvolley allestita in un batter d'occhio da Fefè è stata incoronata campionessa d'Europa, proprio come le ragazze, dimostrando ancora una volta che il regno della pallavolo è solo con noi; mentre quel fenomeno assoluto di Pippo è andato a dare lezioni di classe ciclistica nientemeno che ai Mondiali delle Fiandre, surclassando i giovani fenomeni di casa, ribadendo ancora una volta una verità umana e storica, quella che 'il cuore dell'Italia non si ferma mai colpo'.

E 'dare alla luce figli e figlie' di quella fenice che, quando te lo aspetti, risorge dalle proprie ceneri. Imprevedibile. Meravigliando.

Domenica 19 si è celebrato il 60° anniversario delle Frecce tricolori, le 'ali d'Italia', istituite nel marzo 1961.

Per quanto riguarda il Campionato, c'è già qualcuno che è partito (Di Francesco), e qualcun altro che è entrato (Tudor). La Signora continua a battere in testa, solo due punti in quattro partite, l'ultima strappata con sudore al Milan, reduce da Anfield. L'Amato, invece, ha esagerato con Sinisa, 6-1, mettendolo addirittura in una posizione da titolare dal Bologna. Nel calcio in mano a spendaccioni e squali vari può succedere di tutto. Dalla mattina alla sera. Anche che un 'eroe' come Sinisa può essere licenziato solo per pochi giri a vuoto, il che per una squadra che 'non scuote più il mondo' non dovrebbe essere una tragedia.

RISULTATI DI SERIE A - GIORNO IV. Inter e Milan 10 punti; Roma, Napoli e Fiorentina 9. Udinese (7 punti) e Napoli (9 punti) una partita in meno.

UN PRESIDENTE ALL'ALTEZZA. La signora Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, fa ogni giorno più breccia in quelle “teste dure” dei (cosiddetti) europei che fanno fatica ad abbandonare i vecchi tratturi, anche se sanno che con loro ora vai solo verso il burrone e da nessun'altra parte. Aveva iniziato in sordina, qualche anno fa, da amica prediletta del Cancelliere ora in attesa del suo congedo, e con qualche distinguo e qualche critica, ma oggi chi nega di più, Ursula, insieme a personaggi come il nostro Mattarella, ha diventare uno dei punti di maggior riferimento per quella nuova Grande Nazione che, pur afflitta dalle doglie del (lungo) parto, piaccia o no, sta (faticosamente) nascendo?

Pochi giorni fa, nel suo discorso annuale sullo stato dell'Unione, Ursula von der Leyen non ha esitato a indicare 'alcuni utili, se non indispensabili, puntelli per rafforzare ulteriormente l'Unione Europea, approfittando anche del successo ottenuto con la NexGenerationEu, il primo esempio di indebitamento congiunto'. Prima di tutto la difesa. "Non ci possono essere sicurezza e difesa con meno cooperazione", ha esordito, annunciando una dichiarazione congiunta Nato-Ue entro la fine dell'anno. 'L'Europa - ha aggiunto - può e deve essere capace di fare di più da sola', in questo senso considerando che 'un'unione europea di difesa' non può più essere rimandata. La sig.ra Ursula von der Leyen non ha annunciato l'emergere di nuove forze di risposta alle emergenze. Si è limitata a dire che 'questa ipotesi' farà sicuramente parte 'del dibattito, e anche della sua soluzione'. Più concretamente, ha suggerito di abolire l'IVA sugli acquisti di armi prodotte in Europa per rafforzare l'interoperabilità tra i 27 membri e ridurre l'indipendenza dall'estero. Il fatto è che nel 2022 sotto la presidenza francese si terrà un vertice specificamente dedicato alla difesa. Il Presidente si è poi esteso sul versante digitale, con l'indicazione di dotare l'Unione della sua (indispensabile e urgente) 'sovranità tecnologica'. Torneremo sull'argomento in seguito.

(dal 15 al 16 settembre). Primo turno campioni. La Signora risorge a Malmoe (o-3) e la Dea si afferma su quel campo ostile del Villareal (2-2). Nel girone della squadra di Gasp ha fatto (ri)esordio il (ri)entrante Cr7, che nel campo mai fatale degli Young Boys è stato messo a terra (2-1) dopo aver assaporato l'illusione che bastasse cadere sul prato verde il loro portafortuna per togliere le castagne dal fuoco già nel girone d'andata di Champions League. Purtroppo, come già accertato negli ultimi tre anni con la Signora, i gol di Cr7, seppur benedetti siano, di castagne sul fuoco non tolgono più di tanto. Adesso allo United dovranno rimboccarsi le maniche sul serio, perché la buona Dea di lasciare la strada aperta ai miliardari anglofoni, Cr7 o meno Cr7 in campo, non ha intenzione di farlo.

La Barca affonda, con sceicchi e oligarchi liberi di stampare moneta a piacimento piuttosto che di contenere i debiti, che altro può fare? Il Bayern, dell'eterno Lewa, del resto, non ha avuto pietà (0-3). Comunque: tanti auguri, (sempre) grande Barça. Prossimi incontri (29 settembre) Gruppi FHE: Atalanta-Young Boys, Juve-Chelsea, Benfica-Barcellona.

Nella seconda serata del girone d'andata a parlare sono stati i milanesi. Milan per quel ritmo 'stracca' che lascia a bocca aperta; L'Inter, per quei regali in serie e per i due cambi nel secondo tempo, che invece di portare nuove forze nella mischia, hanno stimolato Sor Carletto a cercare un colpo inaspettato. Perché, fino a quel momento, se c'era una squadra che si meritava lo scudetto, quella era l'Amato, sciupata per autolesionismo, con tutti quei palloni da gol sparati al portiere dei Blancos, suo malgrado, ringraziando, finiva in l'elenco dei fenomeni Come sistemarlo? Intanto, cessando l'orribile piagnisteo, da ambo le parti delle due blasonate squadre calcistiche del Milan; e poi, per dimostrare agli interlocutori in contanti che il calcio, nel Belpaese, resta in mano agli insegnanti e non agli scolari. Prossime partite (28 settembre) gironi C/D/E: Psg-Mancheters City, Milan-Atletico M, Ajax-Besiktas, Shakhtar-Inter, Bayern M.-Dinamo Kiev.

Un piccolo appunto, piccolo, ma inevitabile, merita quel grande barnum calcistico messo in piedi con i soldi (a volontà) del Golfo grazie al benestare di chi in Uefa dovrebbe garantire la giusta competizione tra le squadre che scendono in campo. Ormai per tutti quel Psg (finora) del nulla (o quasi) nobiltà calcistica europea, che gioca da solo in Ligue e che in Champions League evoca più di altri il grande circo Buffalo Bill con i suoi miti Old West o quelli inutili Millonarios di Bogotà negli anni '50, altri non sono altro che una falsa pista. Nella prima uscita del girone si è dovuto accontentare di un pareggio striminzito (1-1) con Bruges, il campione belga, squadra onesta di autentici lottatori. Per il futuro, chi vive vedrà. A bordo campo, lo sceriffo moldavo rovina l'esordio in Ucraina (2-0) al nostro De Zerbi che si chiederà chi glielo ha fatto fare per andarci. Mentre il Bayern di Lewa non ha avuto pietà (3-0) nei confronti degli ex padroni del Barça. Ora, nel girone E, a parte il primo posto già assegnato, ci sarà un'aspra contesa tra Benfica, Dinamo Kiev e, appunto, Barca. 

ALTRI SPORT. Non si esaurisce la bella stagione azzurra, che a furia di suonare inni sta creando problemi di udito non solo ai sudditi di Sua Maestà. Infatti nella pallavolo, l'Europeo maschile, i ragazzi del Fefe sono cresciuti da imberbi in men che non si dica. Ora, dopo aver spazzato via (3-0) la tedesca Bismark, si preparano ad affrontare (in semifinale) l'imbattibile Serbia. Imbattibile, per così dire, come quella femminile del terribile Boskovic?

Intanto si accendono le luci della Festa dello Sport, organizzata a Trento grazie alla 'rosea', dal 7 al 10 ottobre. Ci saranno molti miti sportivi. Passato e presente. Anzi, questo sarà un festival soprattutto azzurro. Giusto tributo ad un movimento sportivo complesso, non sempre agevolato (vedi la scarsità di strutture), spesso frutto dell'incredibile capacità di rinascere sulle proprie ceneri, ogni volta, in situazioni a volte inimmaginabili, proprio come quella Fenice che ( da tempo) deve aver collocato il nido in qualche (misterioso) anfratto del Belpaese. I bike boys si stanno preparando per la settimana mondiale in Belgio. Von der Leyen, sempre più nel cuore (non solo) degli italiani, esalta Bebe Vio: 'Sei un simbolo'. Lei risponde, giustamente, 'Sei grande. La prossima volta faremo una carbonara a Trastevere'.

Da Van der Leyen, presidente della Commissione Europea, sempre più leader europeo, un altro avvertimento. 'Per dare forma a un'Europa più autonoma e più sovrana bisognerà (tra l'altro) mettere mano alla difesa e ai microprocessori”. Torneremo sull'argomento.

POVERO ALBIONE, MA CHE CIFRE! Cosa abbiamo consigliato a quelle dure troie di Albion? Se ben ricordate, abbiamo detto loro di lasciar andare i sospetti sulle nostre velocità ma anche di smetterla di fare un fascio di tutta l'erba inserendo il Belpese (che ha scritto molto più di loro di storia universale) tra gli attuali babalù del Pianeta. I principi infatti potrebbero anche accettare la sconfitta ai rigori invece di scappare (come ladri di notte) con i figli prima della festa tricolore.

Manca solo un atto formale ma ormai è certo che la Gran Bretagna perderà l'argento olimpico nella 4×100 m battuta dall'Italia. L'Ita (International Testing Agency), infatti, risultato delle contro-analisi alla mano, ha confermato la positività del primo frazionista, il 27enne Chijindu Ujai, in Ostarine e S-23, sostanze vietate e utili per costruzione muscolare. L'argento andrà al Canada e il bronzo alla Cina. E non è tutto. Nella pesca sportiva, disciplina non olimpica (fortunatamente per l'Angli), l'Italia è tornata a vincere i mondiali disputati sul Mincio dopo 25 anni. Chi hanno battuto? Ovviamente quelli pasqualotti della Regina, travolti anche nella specialità del tiro a squadre. A questo punto il pericolo che, a loro lassù, al suono dell'ennesimo Inno degli Italiani, sorgano problemi di udito non sembra uno scherzo, lanciato solo per farli rinsavire.

(dal 7 al 14 settembre). Bella questa. Tra i tanti chiacchieroni che popolano i media, ce ne sono alcuni arroccati all'interno di una rete nazionale che, discutendo del regalo del diavolo, se la prendono con il fondo proprietario e certi manager, come il nazionale Paolo, perché si lasciano scappare, uno dietro gli altri fratelli, i migliori 'baciatori' dell'epopea rossonera.

In particolare si sommano le colpe per aver perso a parametro zero un fenomenale giovane portiere cresciuto qui e poi passato 'libero' al suo agente che, a sua volta, tra ingaggi (più o meno accertati) e provvigioni (ad personam), l' è (a sua volta) passato dalla squadra degli 'Immortali' e degli 'Invincibili' a quella dei 'nababbi del Golfo' di poca nobiltà pedestre ma che in fatto di denaro non hanno limiti visto che si possono stampare ( al momento) in pace e a piacimento nei loro ricchi paesi (o villaggi). In sostanza, come è successo al Tramaglino dopo il tentato matrimonio a sorpresa, prendendosela con la vittima piuttosto che con il responsabile dei misfatti. O meglio, di una situazione indicibile che sta mettendo in ginocchio squadre storiche, grandi e piccole. Infatti quell'omino che sta all'Uefa, nemico dei ricchi in difesa dei poveri, dopo aver sventato il 'colpo di Stato' di quelle sconsiderate Super League, in sostanza, che altro fa se non passare il nobile europeo calcio dalle sue mani di chi l'ha sudato in oltre un secolo di grandi imprese, a quelle di 'estranei' che capiscono solo il recente tiro di palla? Ma chi è questo Robin Hood sottosopra? È uno che applica la concorrenza liberale o è semplicemente uno che svende ciò che non gli appartiene ma che dovrebbe gestire meglio? Insomma, c'è finalmente qualcuno, oltre ai tanti chiacchieroni, con la necessaria franchezza, che nella grande galassia del calcio europeo si chiede cosa stia facendo questo ometto pestifero? Del resto, ormai, anche gli imberbi hanno capito che a fronte di una tale disparità di denaro alle due Panda europee, big della Serie A, Bundes e (probabilmente) anche gran parte della Premier, manca poco o nulla. Sul campo. E dentro le loro casse sempre più piene di debiti e di 'baci' non costosi che, al momento giusto, come uccelli migratori insaziabili e ingenerosi, volano qua e là, attratti (più che altro)) dai venti (forti e scintillanti ) del deserto o della steppa.

Uno sguardo alle notizie del fine settimana. Ricco di eventi in più discipline. A Monza, dorso (mezzo) rosso, questa volta, i due 'polli' non solo hanno beccato ma ammucchiato affettuosamente uno sopra l'altro, tanto che se non ci fossero state le necessarie (recenti) protezioni per questo ora potrebbe cantare uno o più de profundis. A livello di classifica le cose in vetta restano le stesse, nonostante la (leggera) ammonizione per il Max, mentre alle loro spalle si arrampica una rediviva MacLaren che (dopo anni) ha rinunciato al capriccio di piazzare le sue vetture nei primi e secondo. posto dell'ambitissimo GP d'Italia, davanti allo scudiero Bottas e al sempre felice Leclerc. Questa volta in gara con il vecchio motore.

CRISTIANO HORNER. Finalmente una felice serie di frasi di Christian Horner, 58 anni, team manager della Red Bull. 'Ci occuperemo noi del telaio e dei motori. La Red Bull diventerà la "rossa" d'Inghilterra. Verstappen è un guerriero. La F1 senza Monza è come il tennis senza Wimbledon'.

Berrettini, sconfitto dal grande Djoko, non ce l'ha fatta a procedere agli US Open. Negato, però, questa volta, anche al serbo battuto dal russo Medvedev. Collezionando medaglie ai Campionati Europei di Ciclismo (4 ori, 3 argenti, 1 bronzo), al collo si porta l'ultimo, il più prestigioso, Colbrelli, che dopo aver spezzato i favoriti come lo slovacco Sagan e lo sloveno Pogacar, ha messo in riga anche il fenomeno belga Remco Ovenepoel, 21 anni, grande adesso, (probabilmente) grandissimo negli anni a venire. I ragazzi di Fefe avanzano agli Europei di pallavolo. Sono ai quarti e aspettano una partita tra Germania e Bulgaria. Grande festa invece al Gp di Aragon, con la nostra squadra che ha fatto risuonare due volte le note della 'Canzone degli Italiani': in Moto3, con Foggia e in Moto Gp con Pecco. Il 'duello' con il sempre vivo Marquez è stato uno spettacolo sportivo assoluto. Tra vecchio (recente) e nuovo (pat) con gli altri giovani fenomeni, tanto quanto il siculo-francese Quartararo, relegato alla finestra. Se andiamo avanti così ancora per qualche mese, con tutti quegli inni tricolori che risuonano vigorosi qua e là nel mondo, dopo gli inglesi, rischiamo di provocare problemi di otite anche ad altri popoli che si alternano contro di noi. TORNA IN CLASSE. Mentre si spengono anche gli echi della Mostra del Cinema di Venezia con il Leone d'Oro attribuito ad Audrey Diwan e il Leone d'Argento a Paolo Sorrentino, torna il suono della campana. In almeno dieci regioni. Tra regole e incertezze. Con ancora tanti non vaccinati (forse 10 milioni), anche tra i più giovani. Difficile qui comprendere l'incessante 'resistenza' di qualche milione di persone verso un 'atto dovuto', con qualche minimo rischio, certo, ma senza altra valida alternativa per evitare che la (misteriosa) pandemia continui a mietere vittime e infliggere danni enormi (non solo economici). E per cui potrebbero volerci molti anni (ammessi e non concessi) per essere 'sistemati'. 

(dal 7 al 9 settembre). Per alcuni, ciò che si ammira in F1 è qualcosa di eccezionale. Raro, anzi, rarissimo. Infatti recitano a Sky: 'Questo è il campionato più bello, incerto, emozionante degli ultimi anni'. Per loro, ovviamente. Come resta ovvio che sui gusti nessuno ha mai da ridire. I latini dicevano che non bisogna perdere nemmeno una goccia di tempo sui gusti, tanto ognuno tiene il suo.

Noi, invece, da curiosi 'costretti' su un divano, notiamo poco o nulla di eccezionale in quelle liti. Infatti, dopo la ridicola prova nelle umide Ardenne, quest'ultima (ovviamente) si è aggiunta nelle terre basse (umide) dei tulipani. Da come sono partiti sono (più o meno) arrivati. Da dove si nasconda l'eccezionale in questo non lo sappiamo. Fatto sta che, adesso, il giovane Verstappen è di nuovo davanti (di qualche punto) all'esperto re inglese (della pista). Ma viene da chiedersi: se (qualche gara fa) il Tulip non fosse stato sbattuto contro un muro a 300 all'ora, perdendo 25 dei 33 punti accumulati, il campionato più incerto degli ultimi anni sarebbe ancora incerto o già vinto? Di questo (e altro) ovviamente non piace ai nostri media (e social network). Per noi invece è interessante notare che il 'rosso' continua a non cedere più nei quindici. Alla vigilia di ogni GP sembra che un pochino si muova, poi, già in qualifica, tutte le illusioni svaniscono, impietose, sempre identiche, fornendo ogni volta la (dolorosa) prova di un simbolo leggendario che è finito nel 'spazzatura' dei 'normali' ', dei 'battuti', dei 'doppiati'. Ovviamente, questo 'malcontento' non traspare (soprattutto) nei media professionali. Uno dopo l'altro filano come docili figli di un Piedibus. Eppure è sempre meno raro sentire tra i tifosi delusi e abbandonati del 'rosso' domande come questa: ma non c'è proprio nessuno che consigli Elkann con il Binotto, piuttosto che interessarsi al 'rosso' che è per loro come i cavoli per uno spuntino, per godersi delle belle gite in tandem lungo le piacevoli sponde del Lago di Ginevra?

QUALIFICHE MONDIALI. Il nostro Mancio se n'era andato, un po' tristemente, un po' seccato dopo la battaglia contro la solita, difficile, imbattibile Svissera. Che le più grandi soddisfazioni della sua storia, quella che non ha mai vinto poco o niente nel gioco del calcio, le vada a cercare contro i vicini illustri, che invece con il pallone hanno vinto tutto quello che c'era in ballo in palio. Anzi, se avesse ancora una volta ragione, quel visionario di Mancio da Jesi potrebbe (perfino) rammendare, in poco tempo, anche la mitica pentastella sulla bella maglia azzurra. E comunque, con i piedi per terra, ora bisognerà battere la Lituania dopo i due pareggi contro Bulgaria e Svissera, sperando che anche i cugini svizzeri inizino a perdere qualche punto. Entrambe le speranze si sono avverate: a Reggio i giovani attaccanti azzurri tirati fuori dal cilindro di quel fantastico capitano di fortuna del Mancio, hanno infatti travolto la Lituania (5-0), mentre la nazionale svizzera non è andata oltre lo 0-o in Irlanda . In ogni caso li aspettiamo a Roma, per il redde rationem, magari in un mese più favorevole del (problematico) settembre. 

SODDISFAZIONI BLU. Intanto altre soddisfazioni azzurre continuano a piovere da un cielo raramente così amichevole. A parte le (memorabili) imprese nel Paese del Sol Levante, ci sono state (e ci sono) buone notizie anche (per restare gli eventi più attesi) dalla pallavolo e dal tennis. Nella pallavolo femminile, ad esempio, Paoletta è tornata in squadra e la squadra è partita per un'avventura da Argonauta nientemeno che nella casa di quel mostro di Boskovic che anche di recente, in Giappone, ci aveva brutalmente punito. Procedono con calma anche i ragazzi della Fefe che hanno divorato la forte Slovenia (3-0). Mentre agli US Open tennis Seppi e Sinner e (purtroppo) anche il buon Berrettini (settimo nel ranking mondiale) che (sconfitto 3-1) non ha ancora trovato il modo di battere il grande Djoko. Ai campionati europei di ciclismo, oro azzurro nella staffetta mista. 

MATTARELLA: SVOLTA EUROPEA. Forse non tutti se ne sono accorti, ma quell'uomo dai capelli bianchi che tiene il timone di una barca in grande tempesta è qualcosa che ci mancava. Contento, calmo, credibile, che appare poco e parla ancora meno, se non con le parole giuste al momento giusto, sembra uno di quegli uomini di antica statura. Che le persone, anche le più diffidenti e indisciplinate, ascoltino. Seguendolo o no, nessuno lo sa, ma ascolta. Sembra che facciano la stessa cosa anche in Europa, dove da decenni nel Belpaese non sono nati uomini degni della sua straordinaria storia.

Il nostro Presidente, pochi giorni fa, al Forum di The European House-Ambrosetti, con la tempistica ormai confermata, ha espresso il suo apprezzamento per l'azione europea di fronte alla pandemia e alle conseguenze economiche e sociali. 'La capacità di reazione - ha affermato il nostro capo di Stato - è stata efficace e tempestiva'. Questi sono, ovviamente, risultati condivisibili. A patto, però, che l'esperienza attuale porti l'Europa a una vera svolta epocale. "La forte volontà politica - ha aggiunto - che ha determinato le scelte ha permesso di superare le diverse sensibilità presenti nell'Unione e di creare una dimensione operativa senza precedenti, che costituisce una vera svolta". "Una dimensione - ha aggiunto - che deve trovare posto nell'ambito del Trattato che, dopo la riflessione della Conferenza sul futuro dell'Europa, dovrà sostituire quella di Lisbona". Un simile sforzo, sempre per il nostro Capo di Stato, dovrà riguardare l'impegno per la pace, lo sviluppo, la sicurezza e la stabilità internazionale per diffondere "la piena dignità delle persone in ogni angolo del mondo". Finora l'Unione si è mossa con troppa tiepidezza. Quello che è stato fatto è importante, ma non basta. Devono essere compiuti passi politici e istituzionali ancora più decisi. Sullo sfondo il 'sogno' e non più il 'miraggio' della nuova Europa. Ora maturi per essere concretizzati. Per dare "continuazione a quella sovranità condivisa destinata a garantire ai cittadini europei il proseguimento di un'esperienza di crescita e progresso che non ha eguali". E di cui ci chiediamo: l'intero pianeta può farne a meno?

(dal 1 al 6 settembre 2021). Qualcuno l'ha definito il 'mercato dei trasferimenti', ovvero il più illustre dei mercati sinora contesi. Tra i 'tiri' roboanti, quelli sui passaggi di Cr7 allo United e di Leo al PSG. Ovviamente, per l'uno e per l'altro, entrambi 'baci', due sogni che si sono realizzati.

Sul rogo, invece, sono rimasti Mbappè e soci, che si sono dati in movimento in un ambiente dove il movimento è (sempre) lontano ricordo. I media strillano a modo loro, seguiti dai social che non sanno più chi prendere di mira, sparano colpi a destra ea manca. Vuoto, ovviamente, come gli americani in fuga da Kabul. L'impressione è che non si rendano conto che quella (misteriosa) pandemia ha cambiato molte cose. Anche nel mondo del calcio. Infatti insistere a dire che il Real voleva il fenomeno francese alla modica cifra di 120/140 milioni circa, è come ascoltare le avventure di quei simpatici vecchietti che appartenevano ad un altro. Florentino è un uomo facoltoso, sempre più ricco, a livello personale, si sa, ma non certo al punto da poter fare i conti (a livello aziendale) con chi (quando è necessario) fa stampare i soldi nelle segrete stanze di gli Stati (o Staterelli) e il loro Oligarca. Lui, Gravina e altri del (cosiddetto) calcio storico dovrebbero far notare al calcio sloveno in Uefa che in termini di fair play e competizione, dovrebbe essere severo e attento come il giudice Minosse in panchina. Lo sloveno che, qualche mese fa, ha sventato un 'colpo di stato' in Champions League da parte dei club più 'disperati' per poi passare a quattro o cinque o sei nababbi di altri mondi di cui poco o nulla si controlla ( o sai) se non i pagamenti in entrata. Anche gli imberbi cominciano a non credere più a questo calcio. Nelle mani di (pochi) nababbi, nelle mani di (pochi) mediatori. Su cui qualcuno comincia a fare luce (Report, Rai3), anche perché (ultimamente) ci sono stati 'passaggi' dalla tregenda: quella del buon Gigio, ad esempio, che oltre ad aumentare a 12 milioni l'anno più bonus per ingaggio ha permesso al suo mentore di aggiungere un'altra commissione di 20/25. Commissione, sì. A questo punto non c'è proprio bisogno di fare economia alla Bocconi, per chiedersi: ma quanto può continuare un sistema come quello del calcio, messo a dura prova anche dalla pandemia, indebitato fino al collo, con dirigenti capaci sempre più rari a situazioni di foraggiamento (e squali) così esclusive e voraci?

LA PALLA D'ORO. Ci stupiamo che (a questo proposito) ci siano dei dubbi: infatti, se è vero, quel riconoscimento va dato a chi più ha meritato nelle grandi manifestazioni svoltesi durante l'anno, chi altro meglio del nostro Jorginho vanta meriti per 'le ballon d' adesso? A patto che 'le ballon d'or' sia un premio e non un giocattolo tra amici di amici.

IL CAMPIONATO. Seconda in campionato, il nostro Campionato, che a livello sportivo ha più da insegnare che da imparare, con sei delle sette sorelle a punteggio pieno. Manca infatti la 'preferita', ovvero la Lady incompiuta che (anche) Max fatica a riportare indietro. AUTO E MOTO. Nulla da dire sulle vetture di F1 che sotto la pioggia delle Ardenne hanno consumato una delle pagine più ridicole della loro storia. Da segnalare solo una dichiarazione a margine di Totò, che è tornato alla fede dei suoi avi, rivelando che 'Niente da eccepire, c'è un Dio delle quattro ruote'. Non sappiamo a quale Dio si riferisca, anche se il più probabile non è colui che ha salvato un irriverente tulipano spedito a 300 all'ora contro un muro di protezione? Tripletta italiana in Moto3, mentre in MotoGP spicca il siculo-francese Quartararo. Dove fare (più) notizia è quel Marquez che proprio non ce la fa più a finire una gara in pace. Pecco ancora una volta delude; mentre il Maverick ha trovato alloggio in un'Aprilia che sembra aver ripreso a volare.

PALLAVOLO FEMMINILE EUROPEO. Vince ma non convince la squadra di pallavolo femminile. Battere il Belgio (3-1 (, bisogna battere la Russia per entrare in semifinale dove l'Olanda è già parcheggiata. L'impressione è che le ragazze, capitanate da Paoletta, non formino una squadra ma solo individualità più o meno mascherate. ovviamente, di essere smentito PARAOLIMPICO Stiamo viaggiando verso le 50 medaglie, anche qui i ragazzi in azzurro fanno onore davanti agli occhi del mondo.

(dal 23 agosto). E ora, per favore, godiamoci il nostro calcio. Che, al momento, è campione d'Europa ma che, in prospettiva, banda del Mancio permettendo, punterà alla pentastella, che da troppo tempo ci sfugge. In ogni caso non siamo più al centesimo posto in classifica ma al quarto.

E poi, campioni o meno, noi che ci teniamo a un campionato dove sono così esemplari da non sapere nemmeno chi vince e chi perde, o altro, sempre in mani spendaccione non controllate da chi comanda, che hanno trasformato un club che poco o niente ha vinto finora in una sorta di rinato circo di Buffalo Bill, con tante di quelle persone sul generoso libro paga che nemmeno il santo Leo sa tenere a mente? Inoltre, prima non gli piaceva il loro gioco, fatto più per i cavalli da foraggio forniti e non per gli artisti più o meno in vena, ci rendiamo conto ora. Il fatto è che il torneo è iniziato. Le cosiddette 'sette sorelle' hanno vinto complessivamente, fatta eccezione per la favoritissima Lady che, dopo aver passato in (bi) vantaggio (0-2), si è fatta rimontare grazie anche alle paperissime del suo portiere.

Sta arrivando un weekend di motori. Ma mentre per le due ruote, presto orfane del maestro dei maestri, l'attenzione resta alta, per le quattro anche se sulle mitiche Ardenne di attenzione ce n'è poca, se non nessuna. Il Totò, infatti, che tra un leguleo e l'altro, un amico e l'altro, una piccola spinta e l'altra, era riuscito a spianare ogni ostacolo (l'ultimo, quel tulipano amabilmente mandato a 300 km orari contro un muretto) non potrà poter godere del suo trionfo, poiché ciò che sa meglio è portare alla vittoria buone macchine per i bisogni quotidiani e non ippogrifi alati per il bisogno eterno. Se glielo mettono in testa, caro Totò, ei suoi amici: senza il 'rosso' possono inventarsi tutti i regolamenti in cui credono, ma non sarà mai un 'mito'.

(da venerdì 20 agosto 2021). Non sembra vero ma è già tempo di 'campana' anche per i nostri campionati locali. Tutti baciati dalla felice impresa di essere diventati le tane dei campioni d'Europa. Che, a dire il vero, non sappiamo ancora dove guardarli, tra un produttore e l'altro, ma tanto di questi tempi, tutti dediti a fare più soldi che a rendere le cose più facili e credibili ai loro (pazienti) utenti. . C'è una cosa sul gozzo. Tutti quei sudditi che prima strappano, baciano, mandano cuoricini, giurano e spergiuro, e poi, alla prima buona offerta, volano via senza badare a dove andranno ad affondare i loro (sacri) piedi. Forse tutti dovrebbero essere inviati per aiutare qualcuno che comprende la storia umana; che poi, non è così difficile da leggere, visto che ha fornito molti e (tutti o quasi) esempi eloquenti. Intendiamo che se tagliamo le radici di una pianta quando può ancora svolazzare libera e gioiosa nel vento? A codardo, sciocco, sasi, ingenuo, indifferente e così via, la risposta, ovviamente, non li ha nemmeno formicolati. C'è un calcio (storico) che sussulta e cosa si fa per restituirgli ossigeno? Viene lasciato libero l'afflusso di denaro, di cui poco si indaga e si certifica, legittimo o meno, e che, man mano che quella sconsiderata Relazione (Rai) sta portando a galla, sembrano sempre più nubi plumbee foriere di grande tempesta. Una bufera che potrebbe colpire anche chi si crede al sicuro, come tre o quattro squadre dell'Albione, o quella del Gallia, che non fa altro (perde anche in casa?) che rilanciare il mito del Club Deportivo Los Millonarios a Bogotà negli anni Cinquanta. E così, tra un colpo basso e l'altro, la nostra Serie A, senza dirigenti e senza stadi, torna in guerra (contro le altre in Europa) con sempre meno forze e incentivi. Sia chiaro non è che qui rimpiangiamo soggetti a Lukaku o Donnarumma, buoni da una parte disastrosi dall'altra, il Belpaese ne ha viste così tante (e tante) che quanto sta accadendo non riempirà nemmeno una pagina del suo millenario (prestigiosa) creatività. Ci dispiace, come sempre, che invece di fare di tutto per portare l'acqua al nostro mulino ci sia sempre qualcuno che si distingue per qualcun altro. Il che, si dice tra noi, non è così esemplare visto che non sa nemmeno perdere.

Predizioni? La Signora, sotto la guida di Max, sembra essere tornata in vetta. Se quell'ectoplasma Cr7 rimane o meno importa poco. Con i due vecchi, il Berna ritrovato, il Loca ingaggiato e il pimpante ritorno Church, ha tutto per farsi strada in Italia, certo, ma anche in Europa, dove si vedono pochi guerrieri imbattibili. Non certo in quella parata circense di Buffalo Bill o raccolta di figurine per il Registro Panini, che quella insipida UEFA ha permesso di allestire ad esclusivo danno di tutti (o quasi) gli altri. Dietro potrebbe esserci ancora l'Amato, a patto che i cinesi tolgano le tende. Dietro la Beneamata si intravede un manipolo di aspiranti, alcuni nobili, come l'antica Milano di Pioli o l'ardente Atalanta di Gasp. E qualunque cosa sia, chi vivrà vedrà. (da lunedì 9 a giovedì 12 agosto 2021). Se non l'anno già accoppiato ci siamo vicini. Di che vittima stiamo parlando? Del calcio, certo, che, superata l'euforia europea e olimpica, sgomitando a destra ea manca, torna in prima pagina. Un calcio sconcertante. Che nemmeno un mese fa ci aveva fatto toccare con il cuore un'impresa insolita, straordinaria, quella di Mancio da Jesi e dei suoi ragazzi, e che oggi, invece, ci racconta il trionfo di quel calcio spendaccione senza limiti né controlli che pascolano alcuni campi (non proprio nobili) della Gallia e della Britannia per celebrare la sua inarrestabile supremazia. I soliti (nostri) vigliacchi, tanti e spesso esterofili, fanno finta di niente. Dopotutto, non è forse da confermare la solita regola del mercato capitalista? Lo sappiamo, no? Chi ha più acquisti e controlla il mercato? In questo caso, se un oligarca russo che non è mai stato accertato o due cugini sceicchi che, quando hanno bisogno di comprare, li tirano nei cassetti degli stati molto ricchi (o piccoli stati) per pagare soldi, che ci frega ? Pagano, al di là di ogni equo compenso, e questo deve bastare. Il problema, però, è che mentre si riversano, stravolgono quello che (finora) è (si credeva) il calcio storico d'Europa. Ciò che ha reso questa disciplina grande e appetitosa. Quello a cui dobbiamo tanto, anche se ai tempi del Ceferin che toglie ai ricchi per dare ai ricchissimi per parlare di 'gratitudine' è un po' come ricordare i sassolini di Pollicino. E comunque, tutti, o sono andati o stanno andando al trotto. Il Real infatti non parla più di acquisti. Mentre Barca deve vendere i suoi gioielli. Con la Signora che altro poteva fare se non fissare un aumento di capitale di circa 400 milioni. E non è tutto. L'Amata, colei che si è rialzata grazie anche ad un attacco centrale che aveva scoperto e ricostruito, ha dovuto subito abbassare le ali. Umiliato da un'offerta impensabile (115 milioni). Così il centravanti dopo aver versato qualche tenera lacrima è andato a raccogliere 12 milioni di 3 bonus netti all'anno allegramente offerti dall'oligarca. Il Diavol0, poi, sempre tra i tentacoli di quell'arpia di fondo, continua a navigare, qua e là, tra un giovanotto e l'altro, tra un vecchio e l'altro, poco insomma, per una squadra che ha dato nascita (non sembra vero) gli Invincibili e gli Immortali. Sia chiaro, però, che non invidiamo quel bel giramondo leone che dopo più di mezzo secolo estorcendo dollari dalle casse dello Stato riuscì a far risorgere nell'Europa lapidata un'azienda così simile al mitico Club Deportivo Los Millonarios noto per aver acquistato su (grandi) giocatori (Di Stefano) intorno agli anni '50. Finirà con uno scherzo del genere? Il tempo lo dirà. Intanto quel Psg di Leone che non vince nemmeno più in casa sua dove gioca da solo, farà bene a dargli una mossa.  

COLPI DI MERCATO. Messi dal Barça al PSG. Florenzi dalla Roma al Milan. Dzeko dalla Roma all'Inter. Insigne, invece, esita. Mentre Bonucci resta (intelligentemente) a casa, accanto al suo Chiello, dove c'è qualcuno anche senza fascia da capitano, comunque - assicura - non è la fascia che decide i voti. Un mercato, come si vede, dalle retrovie del calcio. Perché, infatti, il buon Gravina, invece di starsene ozioso davanti agli straripanti spendaccioni dello Stato (e simili), non si affretta a chiedere un contributo legittimo per il nostro calcio alla Cassa depositi e prestiti? (domenica 8 agosto 2021). Coloro che, non potendo perdere, siano essi americani o anglosassoni, cercano aghi nel pagliaio splendido e splendente come non mai dello sport italiano ad Olimpia dev'essere più stupido di uno stormo di finferli. Anche perché se c'è qualcuno che deve tenere 'sepolte' le indagini sui rispettivi movimenti (presenti e passati) sono loro. Da quando, nel mondo, ci si chiede da dove vengano tutte quelle persone energiche, capaci anche in una sola Olimpiade di esibirsi in eccezionali performance in serie risultando in un rarissimo bottino di metalli preziosi che farebbero invidia ai mitici pirati dei Caraibi chi non ha visto l'ora di poter saltare sul solito galeone per fare scorta di dobloni e di tutte le cose buone di Dio? Gli Angli, poi, per racimolare cospicui patrimoni olimpici, fino ai tempi di 'Global Britain in a Competitive Age', cominciarono a farli dalla fine delle Olimpiadi di Atene (2004) in poi. Quando portarono alla Regina 9 ori, 9 argenti e 12 bronzi (30 in totale), oggi più o meno quanto quelli di Nuova Zelanda (7,6,7), Brasile (7,4,8), Ungheria (7, 4,8) o Canada (6,6,11) e così via. È infatti da Atene in poi che qualcuno, sulle orme di Sir Francis Drake, è riuscito a riempire le stive di arditi vascelli. A Pechino (2008) gli Angli sono passati da 30 a 47 allori (19,13,15); mentre a Londra (201) sparavano decisamente verso i seggi degli dei (29,17,19, totale 65), cifra superata (seppur di poco) a Rio (2016, 27,33,17, totale 67) per raggiungere finalmente , a questo, nel Sol Levante, dove il bottino resta grassoccio (22,21,22), più o meno, nella stessa misura delle ultime Olimpiadi. Il caso (dimenticato) del (famigerato) velodromo di Manchester.

ABBIAMO VINTO BARANDO? 'Abbiamo vinto imbrogliando? si sono chiesti tempo fa sui loro media (afflitti e smarriti) i connazionali del premier più spettinato dell'Occidente, aggiungendo: 'Se non fosse per un certo pudore, potremmo anche rispondere che sì, ha barato'. E comunque, per rinfrescargli la memoria, il Daily Mail ha scritto 'C'erano state a lungo delle crepe nell'edificio del British Cycling. Ma ora il tetto è crollato. A tal proposito, una volta colto in flagrante, il Telegraph si è spinto fino a evocare l'aspetto di una 'reputazione in frantumi', mentre il Guardian si è limitato ad accertare che 'siamo in presenza' di una 'storia triste'. '. Il tutto mentre Sir Dave Brailsdorf, grande condottiero Ineos (ex Sky), si trincerava in un rigoroso silenzio. Se non erro, ancora in vigore. Nonostante i (molto chiari) e (molti) inviti alle (sue) dimissioni. Il British General Council of Physicians ha condannato Freeman per l'acquisto di "Testogel, una forma di testosterone, destinato a un corridore (non meglio identificato)". Freeman, tra il 2009 e il 2015, è stato medico di Sky e della nazionale britannica, dopo aver lavorato per la British Cycling Federation fino al 2007. Il velodromo di Manchester (di cui si parla) è da tempo al centro del mondo della pedalata. Qui è stata lanciata l'idea di far esplodere il ciclismo nazionale britannico con i soldi della lotteria nazionale. Missione compiuta: 8 medaglie d'oro a Pechino, 8 a Londra, 6 a Rio, più 6 Tour dal 2012 al 2018. Poi il simbolo della superpotenza anglofona era Wiggins: 4 ori olimpici, 6 mondiali su pista e il primo britannico a vincere il Tour, poi nominato signore dalla regina. Freeman ha riconosciuto nella sua udienza che il pacco consegnato a Manchester nel 2011 conteneva 30 bustine di Testogel. Chiaro? Che altro dire? Anche perché tutto è stato insabbiato. È inutile procedere. Tuttavia, sembra che siano rimasti molti scheletri nell'armadio della regina. Ancora recente. Al punto che quelli che volevano presentarsi al pianeta come i 'più bianchi del bianco' sono ancora latitanti. Giocoso e impunito. Per coprire, magari, anche altri sport, perché non anche la pelota?, che ha sempre sollevato molti dubbi.

LE MEDAGLIE TOKIO 2020 (6 agosto 2021). Usa (39 ori, 41 argenti, 33 bronzi, totale 113)); Cina 38 ori, 32 argenti, 18 bronzi; Giappone 27, 14, 17; Gran Bretagna 22,21,22; Roc, 20,28,23; Australia, 17.7.22; Olanda, 1012.14; Francia, 10,12,11; Germania, 10,11,16; Italia, 10.10.20. Per quanto ci riguarda, avendo raggiunto i 40 podi, saremmo già davanti ad altre generose Olimpiadi (Roma 1960) del passato. Non male. Anche perché i nostri sono alcuni dei metalli più prestigiosi, come quello del 100 o alto, che coronano i miti dello sport.

 IL MAESTRO DI TAVULLIA. E mentre a Tokyo è ancora accesa la fiamma dell'Olimpia, arriva la notizia che l'irraggiungibile Maestro di Tavullia lascia le moto. O meglio, dopo più di vent'anni, scende dalla sella di una moto, l'ultima della Yamaha, per dedicarsi ad altro, magari alle auto. Fa, detentore del record mondiale (15 iridati) in fatto di vittorie motociclistiche, finalmente, dopo qualche gelosia di troppo, lo ha incoronato suo erede. Anche se a dire il vero quello che ha mostrato il Maestro di Tavullia è qualcosa che, in quel mondo, è più in generale nel mondo dello sport, non ha né prima né dopo. È un aspetto unico. La memoria cancella, come sappiamo, anche le pagine più emozionanti, tanto quanto l'onda sulla riva, ma come dimenticare le mille sfide mozzafiato con avversari dotati, le folle oceaniche monocolore che l'hanno abbracciata in ogni parte del mondo e i fondi divertenti e inesauribili che ogni evento riempiva di stupore, gioia e colore? Quando tanti personaggi escono di scena, è inevitabile sentire un vuoto dentro. Quasi un'angoscia ineffabile. E forse curabile (solo) con la vaga speranza di poter ignorare lo scorrere del tempo, per non ridurre anche lui, il Maestro, (ancora pieno di animus pugnandi e di genio) ad un prestigioso ma (sempre più) remoto e intonacato icona.

BIOGRAFIA. Valentino Rossi (Urbino, 16 febbraio 1979) è un motociclista e dirigente. È tuttora uno dei piloti di maggior successo nel motociclismo mondiale, in virtù dei nove titoli mondiali vinti (cinque dei quali consecutivamente tra il 2001 e il 2005), mentre rimane l'unico pilota nella storia del motomondiale ad aver ha vinto il titolo in quattro classi. diverse: 125, 250, 500 e MotoGP. Dal 2014 è titolare dello SKY Racing Team VR46.

MA CHI FERMA CEFERIN? All'indomani del sventato 'colpo di stato' di quegli inesperti giocatori di Super League, il buon Ceferin, presidente della Uefa per l'ingegnosa invenzione del nostro indimenticato Tavecchio, si è presentato alla gente come un nuovo Robin Hood che difendeva il calcio del poveri dal calcio dei ricchi. Ma ci sono voluti un paio di mesi per valutare che non circolasse niente di più ingannevole di quella celebrazione. Infatti, anche negli asili nido, si è capito che quattro o cinque club con budget illimitato (e fuori da ogni regola) prelevati da fondi pubblici (o simili) e quelli di attività derivate hanno preso il comando del calcio europeo. dal calcio. I tifosi, quelli che pensano ancora con lo stupore del cuore, li chiamano 'spendiatori', capaci di 'mettere sul chiodo' da un giorno all'altro cifre irraggiungibili (soprattutto) per chi ha fatto la storia del calcio, e che ora, pur con l'aggravante della pandemia, ansimano in un mare di debiti. Il Real sta lottando per acquistare una nuova linea di raccattapalle, il Barça deve anche liberarsi del suo storico eroe, la Lady deve capitalizzare il suo 'buco' in contabilità con 4oo milioni. Qualcuno sta cercando un rimedio ricorrendo al richiamo del 'private equity'. Il fatto è che, qui, fair play o no, ora è un pugno di 'spender' a dettare legge. Chi se ne frega del calcio (storico e non) quanto Attila delle terre che ha attraversato. Non ci sono legioni pronte a fermarlo. Epperò qualcosa bisogna fare. Ma che altro se non mettere in quarantena il buon Ceferin, il Robin Hood che toglie ai ricchi per dare ai poveri? Nel senso di costringerlo a rassegnare le dimissioni per rimandarlo a colui da cui ha capito qualcosa? Non c'è molto tempo. È quindi necessario spostarsi. Il 'roseo' commosso (sabato 7 agosto, pag. 47) ma con la stessa tenerezza con cui i vertici della FIA 'sanzionarono' Hamilton, il favorito del tiranno Totò, che di recente (al via della corsa) aveva mandato i suoi irrispettoso giovane avversario a oltre trecento all'ora contro un muretto.

BREVINA. Tutti vogliono andare al PSG, una squadra di 'spensolini' che non riesce a vincere nemmeno in Francia dove gioca da solo eppure lotta con il City del cugino, anche lui sceicco. Ma sanno che quei ragazzi contano? Sì, allora quanti attaccanti ci sono, dieci, venti, cinquanta? E i difensori? E i portieri? Non è che vogliono (ri)radunare uomini come i Billonarios di Bogotà negli anni Cinquanta? ALTRI SPORT. Senza 'rosso', mi spiace, ma lasciamo la F1 a Totò, Jean e ai loro entusiasti commentatori di Sky; mentre, per quanto riguarda le moto, sempre competitive, sempre entusiasmanti, non possiamo che registrare la vittoria del Bez (Sky Vr 46) in Moto 2 e quella del competitivo Martin (Ducati) in Moto Gp, sempre più saldamente in mano a il siculo-francese Quartararo, nostro (almeno) per jus sanguinis. 

PECORE O LEONI? È fatta: Cvc Capital Partners, specialista finanziario britannico in private equity, entra nel calcio. Ma non in Italia, come inizialmente concepito, progettato e proposto, bensì in Liga. Dove, a fronte della cessione del 10% delle azioni a Cvc, scenderanno dal cielo 2,7 miliardi di euro, indispensabili per finanziare i piani a medio e lungo termine. Un flusso di denaro incredibile che potrebbe avvicinare (in pochi anni) il calcio spagnolo alla (per il momento) irraggiungibile Premier. Il denaro sarà utilizzato per migliorare le infrastrutture e la tecnologia; ma anche per aumentare l'attenzione al brand, con il ricorso alle piattaforme digitali e ai social network. Oltre alla possibilità di poter investire nuovamente sui migliori giocatori del pianeta. Il Real, ad esempio, riceverà 270 milioni, Barca 261, con un ulteriore aumento dei diritti televisivi. Insomma, insomma, e non approfonditamente come sull'articolo dedicato al tema giovedì 5 agosto dalla 'rosea', ancora una volta l'Italia dell'orticoltura non riesce a elevarsi più verso quelle performance che (non molto tempo fa) lo avevano eletto' il campionato migliore e più seguito al mondo'. Il presidente Paolo del Pino aveva precedentemente proposto il progetto in Lega, ottenendo inizialmente un consenso quasi unanime. Poi, come di consueto, ripristinato il misero cabotaggio dei singoli orti, sette squadre (Juve, Inter, ovviamente la Lazio del buon Lotito, Napoli, Fiorentina, Atalanta e Verona) si sono dissociate, provocando una 'occasione d'oro' per fallire. avrebbe permesso alla Serie A di essere il primo torneo europeo ad aprirsi al cambiamento. ' Qualcuno ci sta ripensando. Anche perché Cvc avrebbe investito in Serie A come consorzio che comprendesse Advent, altra società di private equity americana, e Fsi, il fondo strategico italiano, due società ancora interessate al progetto. Forza allora, coraggio, meglio leoni che pecore, anche perché chi dice che il nuovo sia peggio di quello che ci hanno fatto inghiottire orticelli come quello del buon Lotito? (fino al 1 agosto 2021). E ora quale spiegazione si inventerà la sconfinata coltre di esterofili che rideva e scherniva quando accennava (va) alla Fenice. Eppure, quel mitico uccello da tempo e in qualche anfratto del Belpaese deve aver spostato il suo nido. Troppi (insoliti) eventi riconducono a lui. Lui, che rinasce dalle sue ceneri come dove quando e perché solo lui lo sa, mosso da una volontà insondabile e indiscutibile, ma dove opera è ben riconosciuto. Da anni l'atletica italiana naviga nel nulla assoluto. Ultimamente, con quelle cinque staffette qualificate per Tokyo, e qualche altro piccolo risultato raccolto qua e là, sembrava dare segni di risveglio. Ma non c'era nulla che suggerisse che da Cenerentola (all'improvviso) potesse diventare regina. Dopotutto, gli uomini (anche i più dotati) fanno quello che possono e non di più. Semmai, qualcuno (o qualcosa) deve inaspettatamente intervenire per cambiare il corso delle cose. E tanto deve essere successo nella squadra di atletica leggera in quella (sofferta) riunione dell'Olimpia che si sta svolgendo in questi giorni nel paese lontano dove sorge il sole. Qualcosa di insolito, inaspettato. Da una fenice, infatti, se non per chi altro? Fatto sta che, sotto gli occhi increduli (ma felici) del mondo, uno dei suoi ragazzi è diventato il più veloce delle piste mondiali; mentre un secondo volava più in alto sul tetto del mondo. Il primo, Marcello, 26 anni, cresciuto da una splendida mamma gardesana (Desenzano), si è portato al collo l'oro assegnato nella corsa più prestigiosa del mondo, quella a cui gli dei hanno concesso l'onore della (semi)immortalità . Il secondo, Gianmarco, 29 anni, marchigiano, è andato a scalare il cielo raggiungendo quota 2,37, traguardo condiviso con un altrettanto splendido ragazzo, Barshim, arrivato a gareggiare a Tokyo dall'arida terra del Golfo.

Tra l'altro, i due hanno ceduto il passo a qualcosa che ci ha riportato alle origini prodigiose dell'impegno umano nello sport. 'Barshin - ha rivelato Gianmarco - è un grande amico. Solo con lui potevo accettare l'ex aequo. Nessuno dei due voleva togliere all'altro la gioia più bella. Ci è stato detto, forse un giorno saliremo insieme sul gradino più alto del podio olimpico. Abbiamo riso. Accaduto'. Su una tv francese, Barshim ha aggiunto: "Non potremmo fare diversamente, tra gli uomini ci sono cose più importanti di un po' di metal". Di questi (questo) e altro ne parleremo sicuramente. Le due medaglie d'oro hanno ricevuto le congratulazioni (immediate) del Presidente Mattarella e del Presidente del Consiglio Draghi. L'uno e l'altro dorato. A questo punto la 'maledizione' sul medagliere è stata tolta, e la nostra (in quest'ultima settimana di partite) può tornare in vetta. Verso quelle 40 medaglie prognostiche nonostante i flop dolorosi (non annunciati) e subiti (tiro, scherma, qualche nuotata eppure mai così forte come squadra...).

ITALIA E NON MEDAGLIE OLIMPICHE. Al momento (lunedì 2 agosto) 4 ori, 9 argenti, 15 bronzi. Sopra di noi la Cina ha 24 ori, 14 argenti, 13 bronzi; gli Stati Uniti al 20.23.16, il Giappone al 17.5.9, l'Australia al 14.3.14, il Roc al 12.19.13, il GB al 10.10.12, la Francia al 5, 10.6, la Corea del Sud al 5.4.8. A Vanessina Ferrari, 30 anni, corpo libero, è stata rubata la medaglia d'oro relegando quella d'argento, nonostante un bellissimo esercizio applaudito in piedi da tutti i presenti, avversari compresi.

(dal 25 al 31 luglio) Potrebbe essere la più grande rappresentativa mai mandata ai giochi dell'Olimpia, con già venti medaglie in tasca, che avrebbero potuto essere (molte) di più se non avessimo fatto 'donazioni', qua e là, un poco in tutte le discipline, basta che l'occasione accada. Quel 'quattro in acqua' partito negli ultimi metri dopo una lunga volata con il freno tirato, urla 'ma perché?': Anche un cieco avrebbe visto che bastava dargli 'cuore e anima' per mandarlo via non per maneggiare un cucchiaio di legno ma qualcos'altro di molto più prezioso. Le ragazze del fioretto in semifinale avevano già bevuto le coetanee francesi (12 spinte davanti a 24), quando è arrivata la generosa 'donazione' fino a quando non sono state 'ingannate' all'ultima spinta. Per voler contare tutte le 'donazioni' fatte non basterebbe una pagina intera. Ovviamente, oltre a sciogliersi ogni volta, in ogni circostanza, spesso a prescindere, in esaltati elogi per questo o quello, sarà meglio chiedersi quanti (tra atleti, tecnici, dirigenti) sono in grado di emulare quel valoroso Mancio da Jesi che (anche di recente) ci ha ricordato quanto sia più gratificante cadere in campo da leoni piuttosto che pecore smarrite. Tuttavia, non mancano esempi degni di nota. A parte la nostra fede che ci ha nutrito di grande sport per (circa) vent'anni, (questa volta) è quel ragazzone di Carpi il re del fondo (mare e piscina). Un virus maledetto, a ridosso dell'appuntamento con l'epopea sportiva, lo ha debilitato, al punto da confonderlo, perderlo, togliergli coraggio e forza, un po' come Achille una volta perso Patroclo.

  Ma è bastato un amico d'infanzia la sera dopo l'800 per ricordargli quanto il Creatore che ha voluto imprimergli la sua impronta più grande per convincerlo a buttare via varie tattiche e beat per riscoprire per incanto, completamente, meravigliosamente, ciò che è ancora depositato in fondo alla sua grande anima umana e competitiva. Greg, pur strepitoso, non ha vinto l'oro che avrebbe ampiamente meritato fin dal primo colpo, perché un anonimo americano tenace lo ha preceduto di un'inezia all'ultimo metro, strappandogli l'oro e lasciandogli l'argento. Un oro che aggiungerà poco o niente all'americano; poiché (almanacchi a parte) le persone celebrano i veri eroi e non le loro ombre. A squadre, la squadra di basket maschile ha perso contro l'Australia e ora dovrà rimboccarsi le maniche per procedere. La pallanuoto maschile, campione del mondo in carica, dopo aver pareggiato con la Grecia (6-6), liberandosi degli USA (12-11) è prima del girone. La squadra di pallavolo maschile dopo la battuta d'arresto con la Polonia (0-3) si è ricostruita con quella successiva (3-1). Non avendo una grande difesa, sarà bene per lui correre ai ripari il prima possibile, per non tornare prematuramente in patria: altro che oro olimpico! Sta procedendo molto bene la squadra di pallavolo femminile, che travolge tutto ciò che incontra sulla sua strada. Sarà bene non farsi prendere dall'euforia, perché i siti dell'Olimpia sono pieni di sicari dietro l'angolo. Il nostro amato Pippo ci ha deluso nella cronometro su strada. Un quinto posto per un UFO è poca soddisfazione. Speriamo di andare a rifarci in pista (inseguimento individuale ea squadre).

MEDAGLIA OLIMPICA (dal 30 luglio 2021). Cina, 15 ori, 7 argenti, 9 bronzi. Seguono: Giappone (9,4,6), USA (14,14,10), Roc (8,11,9), Australia (8,2,10), Gb (5,7,6), Corea del Sud ( 4,3,5), Francia (3,5,3), Germania (3,3,7), ITALIA (3,7,10 totale 19). Insomma: i nostri atleti hanno vinto un numero di medaglie (ancora lontano dalle 28 del record) ma superiore a quello di GB, Corea del Sud, Francia e Germania. Solita domanda: bicchiere pieno o mezzo vuoto? MERCATO DEI TRASFERIMENTI. In questi giorni di gran caldo, con temporali e disastri vari, si fa un gran parlare anche di calciomercato. Il che, però, con Olimpia che ad ogni impulso racconta le sue meravigliose storie, poco o niente suscita. Una sola annotazione: Lukaku avrebbe restituito al mittente le avances del Chelsea, squadra russa spendacciona che come gli altri due o tre spendaccioni del Golfo è lasciata libera di spendere e spargersi in faccia a quel vigliacco Robin Hood di Ceferin, che invece di togliere soldi ai ricchi per darli ai poveri, che altro ha fatto se non consegnare il calcio europeo a quelli meno del calcio europeo che se ne fregano?

(dal 18 luglio al 25 luglio 2021). Le squadre per il prossimo campionato che partirà a fine agosto si stanno ritrovando. L'Inter Inzaghino ha recuperato con il Lugano (2-2) e poi ha vinto ai rigori. Mentre il Milan, vittorioso con la Pro Sesto (6-0), non fa altro che fare acquisti, compreso un datato ma valido centravanti. Oltralpe, intanto, in pochi (anche se possono) spendono, nemmeno gli 'spendanti' dell'Albione, diventati padroni di quel campionato. Messi, dimezzando il ricavato, vincendo finalmente qualcosa con la sua nazionale, resterà al Barça, così come Cr7, espulso anzitempo dall'Europeo, alla Juve. Sarà un campionato di allenatori che, dopo la sconfitta di Conte Dracula, vedrà in panchina: Sarri (Lazio), Mourino (Roma), Pioli (Milan), Allegri (Juve), Inzaghi (Inter), Spalletti (Napoli) , Gasp (Atalanta) e così via. Non si sa se il divario (economico) con il Premier sia diventato un abisso o meno. Quel che è certo è che continuiamo a mancare alcuni dirigenti di marketing e stadi qualificati. Gravina sta cercando di aggirare gli (infiniti) ostacoli sugli stadi pensando a una candidatura italiana ai Mondiali (2026) Europei (2028). Impresa non facile. Inoltre perchè se non abbiamo nuove strutture che ce li danno per fare Europei e/o Mondiali? Numerosi atleti (nostri e non) hanno iniziato il loro viaggio verso il Sol Levante. Tra quelli già arrivati, ci sono (al momento) una cinquantina colpiti dal Covid. Per noi un numero incredibile, visti i tempi, le informazioni, le precauzioni che ogni nazione dovrebbe mettere in atto. A Tokyo, infatti, sono già scoppiate le proteste, anche perché non tutti erano favorevoli ad accogliere questa anomala Olimpiade. Il che, nelle prospettive, per quanto ci riguarda, dovrebbe essere buono se non eccezionale. Portiamo in gara quasi 4oo atleti, selezionati (praticamente) in tutte le discipline, e con un ampio margine di mettersi in mostra, anche per le (anche) medaglie d'oro. Non ci è voluto molto, domenica 18, al via del GP di Gran Bretagna, per capire dove stanno i buoni ei cattivi. Con un tocco d'arte (poi amabilmente sanzionato), Lewis si sbarazzò il prima possibile del suo antagonista, lo sfacciato giovane tulipano, conosciuto come un ex demolitore 'rosso', che si fece campione del pluricampione del mondo (e suo mentore Totò) baffi. Infatti (mentre il tulipano a 300 km ora stava per scoprire il suo destino contro un muro di protezione) doloroso ed eloquente è stato il 'ruggito' esploso sugli spalti colorati da Union Jack. Nessuno a cui importasse del destino dell'antagonista, che ne è uscito ferito ma salvato dall'impatto brutale. E così, alla fine, nei momenti dedicati ai festeggiamenti, per un pilota sanzionato, sì, certo, ma amabilmente, e che con una furiosa rincorsa ha saputo recuperare sul 'rosso' della Leclerc, superando it al penultimo giro, (praticamente) a pochi chilometri da una vittoria che avrebbe (giustamente) premiato il 'migliore' pilota di giornata. Siamo davvero sicuri che non si possa fare a meno di una F1 del genere?

(dal 12 luglio al 18 luglio 2021) Rilevante è l'omaggio del nostro Presidente ai 'Leoni di Wembley', così come quello del Presidente del Consiglio Draghi, che è il miglior timoniere per mostrare agli italiani come si può (e si deve) uscire dal mare in tempesta non siamo riusciti a trovare. Nella lista hanno giustamente inserito anche Matteo Berrettini, 25 anni, tennista, viso bello e pulito, primo finalista azzurro a Wimbledon. Se non altro per ricordare quelli che le antiche usanze (e la graziosa Europa) hanno abbandonato, per tornare ad essere modelli di fair play, diciamo gentiluomo, per continuare a dimostrare agli altri che si può vincere anche se si perde. Tra l'altro, fino a quella finale, tutti pensavano che il calcio fosse stato inventato da quelli di Albione, quando invece qualcuno si alzò ricordando a tutti che quel gioco (riscoperto e regolamentato in età moderna) era un passatempo diffuso tra i legionari romani. già duemila anni fa. Forse non è questo il motivo per cui l'ineffabile Eupalla ha provveduto a riportare le mani della storia nella giusta posizione? C'è un dibattito su chi dovrebbe essere il 'pallone d'oro' 2021. Se il riconoscimento viene dato a chi ha alzato di più la palma della vittoria (nell'anno), a chi meglio del nostro Jorgno, vincitore di Champions e Campionati Europei, o (a parte i Mondiali) di cosa c'è oggi di più difficile e prestigioso nel mondo del calcio e dello sport?  

MENATE. Luciano Moggi, il redivivo, avrebbe detto che a conti fatti la nostra nazionale è 'piccola cosa'. Come vincere dopo mezzo secolo un torneo molto disputato con una squadra di asini, o brocchi, forse, nemmeno lui sa, che deve essere un grande esperto di asini, o brocchi. Un altro ragazzo, invece, sempre dal pulpito del piccolo schermo, avrebbe decretato che 'tecnicamente' l'Italia non era la migliore. Francia e Inghilterra invece sì. Dimenticando che uno non ha saltato la semifinale e l'altro è uscito dai supplementari con gli occhi sbarrati e incredulo. A volte quando alcuni addetti ai lavori li ascoltano e li sopportano, ci si chiede da dove prendano le loro valutazioni: in questo caso, forse dai giochi del toro, o dagli esercizi dietro o davanti alla porta prima di iniziare gli incontri? Già, perché a noi, per quanto possiamo, non sembra affatto che i nostri ragazzi abbiano (tecnicamente) qualcosa da invidiare alle celebrità più care; perché se è vero che Mancio da Jesi ha apparecchiato la tavola per una 'abbuffata' memorabile, non poteva certo essere fatta con i cuochi di Menga. Un altro sveglio si chiese e rispose: 'Donnarumma? Non ha fatto altro che un salto di carriera. ' Infatti, per volere del suo (discusso) Mentore, passò dalla cosiddetta squadra degli 'immortali', o degli 'invincibili', tra le due o tre società più auguste del mondo, ad una ricca parvenu nel mondo di oggi noto come Psg. Che se andate a consultare l'almanacco sulle coppe europee non lo troverete nemmeno, mentre, se andate nell'orto di casa vostra, solo qui lo vedete vincente, per via di quei fiumi di denaro che gli sceicchi di Golfo, legittimamente autorizzati dalla generosa Uefa, affluiscono continuamente in Europa. Fingendo casualmente di avere a che fare con il fair play. Più come nobili spendaccioni. Chi ci sono oggi, chissà domani.

ORIUNDI E ORIUNDI. Qualche anno fa hanno chiesto a Maurito Icardi, ex attaccante dell'Inter, 'nativo' argentino, se voleva entrare a far parte della selezione azzurra. Lui, un po' seccato, ha risposto: 'Lo sanno tutti che sono argentino'. A pensarci bene, il suo non è l'unico 'caso' tra gli innumerevoli 'autoctoni' che popolano (spesso con grande successo) il mondo dello sport, e del calcio, di sentirli preferire, con una punta di nascosto dolore, che siano questo ' o 'quello', tutto, insomma, ma non italiani. Perché anche se 'oriundi', cioè italiani nati fuori della patria, il sangue non si può comandare. Onorare la madre che ti ha accolto quando quella naturale non poteva, è certamente encomiabile. Anche se ripudiare il primo non è generoso, né è possibile, poiché quello che sei è (prima di tutto) il suo dono. A Maurito, che da quello che sanno quando parla in pochi ha ragione, forse non è arrivato a pensare fino a questo punto. Come ha fatto il 'nostro' Jorgno, 29 anni, 'nativo' brasiliano, il quale, quando sua madre ha chiamato così, ha risposto: 'Sì, il Brasile mi ha cercato, vero, ma questa volta ho visto che era l'Italia che aveva bisogno di altro'. E qui, scusate tanto, non sarà necessario cominciare a chiarire al mondo quanto l'Italia, quella che ha affrontato la pandemia affacciandosi alle finestre e ai balconi sorridendo e cantando, non sia lontana da quella di un secolo . fa, quella del disastro, quando si è buttato in una guerra che 'non aveva niente a che fare' e con un alleato che 'non poteva scegliere peggio'. Adesso sono altre cose. Un sacco di altre cose. Cercando di riallacciarsi ai secoli gloriosi, vuole tornare a dare il suo contributo come pochi altri popoli sanno fare. Non elencheremo qualcosa, della piccola e prodigiosa Italia, come tutti sanno, più o meno. Anche quel Maurito che (forse) finge di non sapere non può (ovviamente) ignorare il fatto che l'Argentina è la figlia prediletta dell'Italia; un Paese importante in un continente importante che (se non erro) nemmeno sarebbe stato scoperto, se non ci fosse stato (prima) un italiano a 'mostrarlo' e (poi) un altro a 'dargli un nome'.

ALTRE NOTE. Il nostro blues ha iniziato a partire verso il Sol Levante. Tanti, circa 400, forse come mai prima d'ora. Non si spingono tanto lontano per intuizioni privilegiate, ma solo perché hanno tutto (rigorosamente9 raggiunto il minimo richiesto. Che bottino faranno? Come sempre non è facile dirlo, ma se del Mancio e Matteo sono fratelli e sorelle i casse piene e scintillanti di medaglie, come quelle stipate sui galeoni in arrivo dalle Americhe (dal 10 luglio al 12 luglio 2021). Nella festa che ha celebrato l'Italia campionessa europea di calcio, c'erano tutti. da quelle migliaia di morti depositate in camion militari mandati mestamente verso i luoghi di sepoltura.Ma c'erano anche quegli altri milioni di concittadini che, in un angolo del paese, con poche distinzioni, cercavano di reagire alla malattia, con sofferenza, chi riuscendo chi no, e proteggendoli comunque con un sorriso e un canto. E ce n'erano anche altri, di ogni ceto e genere, compresa quella folla infinita di miscredenti che ancora non credono nel loro paese. Eggian quando gli viene detto di quella Fenice che per lungo tempo deve aver spostato il suo nido in qualche anfratto sconosciuto del bel paese. Un Paese pronto a rinascere, quando meno se lo aspetta, meravigliandosi, sulle proprie ceneri. Sul calcio, ad esempio, che qui è metafora della vita, quest'ultimo pensava che fossimo spariti, dispersi, ormai ai margini del movimento. Per loro dovremmo tornare a scuola in massa per imparare dall'uno o dall'altro. Noi, che sulle nostre magliette, teniamo tanti di quei santi segni come nessun altro si vanta. Noi. Eppure è bastato un visionario capitano di ventura, certamente Mancio da Jesi, per riportare il pendolo della storia al punto di partenza, dopo aver messo insieme una compagnia di fortuna non offerta al soldo di questo o quello, come quei (famigerati) professionisti mercenari, ma posti solo ed esclusivamente al servizio della patria. Molti, infatti, negli ultimi due o tre anni, si sono perplessi nel capire che tipo di esercito avesse schierato l'ex giocatore di talento che aveva avuto poca fortuna con le nazionali del suo Paese. Lo hanno servito con tutti i colori. La maggior parte se ne va senza capirlo. ovvio. Tanto che quando parlava di vincere pensavano che fosse celiaco. Invece tanto detto, tanto fatto, fornendoci (tra l'altro) un antico e nuovo modello sportivo e umano che riscopre valori come la famiglia o il gruppo, disposti a pensare con il cuore, come in un piccolo paese o quartiere anonimo, e sempre pronto a reagire, e se necessario soffrire, per ottenere un risultato che non sia una tazza o un assegno in banca, ma l'affermazione di un'identità con i suoi valori più nascosti e più cari. E se volessimo alzare lo sguardo, per una volta, potremmo vedere che oltre al nostro Paese, ce ne sono tanti altri, pronti a dare vita a una nuova grande nazione. Per realizzarlo tra dieci, venti, trent'anni: chi lo sa? Ma che l'Italia ha, o avrebbe, per completarsi, un bisogno imperativo come insegna il 'magister vitae'.

Alcuni spunti dal telegiornale. Essendo Wembley in grado di contenere 65.000 seggi, era stato riservato (democraticamente) a 55.000 per gli inglesi e 10.000 per gli italiani. Parte del pubblico inglese ha fischiato l'inno di Mameli. Fuori dai cancelli ci sono stati (anche) alcuni incidenti, dove (sportivamente) gli italiani non sono stati risparmiati. Non sapendo che tutto questo ha poco impatto sull'anima di un'azienda fortunata, anzi, spinge l'orgoglio a compiere un'impresa più ardita. La partita è finita ai rigori come quella tra Italia e Spagna. Anche qui, inizialmente, tutto sembrava facile per i sudditi di Sua Maestà, che però ancora una volta non si sono occupati dell'ospite, questa volta incarnato da ometti blu che fanno tutt'altro che arrendersi. Alla fine plebiscito per Gigio in porta, acclamato dalla Uefa come miglior giocatore del torneo. Qualche giocatore inglese si è tolto dal petto l'argento consegnato dalle autorità, segno che forse non è stata la perfida Albion a inventare il gioco del calcio. Si sa infatti che i legionari romani, duemila anni prima, lo usavano come passatempo, calciando una vescica animale tonda od ovale appositamente sigillata e gonfiata. Nella storica domenica è salito agli onori delle cronache un altro italiano, Matteo Berrettini, 25 anni, primo azzurro a raggiungere la finale di Wimbledon. Davanti a lui il formidabile Nole, 0 Djoko, grande figlio della Serbia, grande figlio dell'Europa, primo al mondo nel suo sport. Matteo ha fatto quello che ha potuto: dopo aver vinto il primo set, ha lottato con onore contro un avversario che è già storia e leggenda di questa disciplina. In pratica ha dimostrato che un italiano nato in questa nuova Italia sa vincere ma anche perdere. Senza gridare, senza medaglie strappate, senza piagnucolare. Ma solo con un'esultanza naturale e un sorriso come esemplificato dal nostro grande Presidente. Maestà, non è forse giunto il momento, per evitare ulteriori sciocchezze, di dire al vostro popolo di riprendersi per mano gli antichi costumi (anzi, dove sono finiti i signori?) e di rivedere tanti pregiudizi inutili e anacronistici? (dal 29 giugno al 6 luglio 2021). Sospettavamo già che Mancio avesse dato corpo non a una squadra di club e nemmeno a una nazionale ma qualcosa che somiglia a una particolarissima compagnia di fortuna tre anni fa, quando lui, con la lungimiranza dei profeti, aveva detto di aver accettato tanto onore / carico con la certezza di portarlo a compimento. Sì, successo, ma dove e quando? Non ci volle molto per sentire le risposte. Che abbiamo sperimentato in prima persona durante questo torneo europeo che ci è stato negato per oltre mezzo secolo e che, invece, come in un colpo di scena teatrale, si presenta bello e invitante, come non mai. I soloni, innumerevoli, dicevano che la Compagnia del Mancio sarebbe andata in pezzi ai primi segni della battaglia, che quella lunga lista di successi altro non era che un susseguirsi di addestramenti ben gestiti, poca roba, insomma, non tale da far cambiare idea alle persone da tempo si fanno beffe di un movimento calcistico che non è più pieno di gloria. C'è un gusto nel dire male di chi vuole fare bene. E come quel servo che strizzava le palle tra due pietre per non essere d'accordo col suo padrone, anche riguardo al Mancio c'è chi preferisce fare lo stesso. Certo, travestirsi in mille modi, quando serve, ma (sempre) con la lingua intinta nel veleno pronta a far male. Il fatto è che la Compagnia del Mancio ha creato un modello, prima che un'impresa, che stupisce e incanta. Solidarietà, umiltà, resilienza, gioia e una voglia irrefrenabile di vincere. Da sempre i soloni, non potendo ammettere la loro ignoranza, si sono perfino inventati la favola che la Compagnia del Mancio è un guazzabuglio di buoni pedoni che vincono solo perché solidali. Come se per creare capolavori bastasse chiamare un Giotto o un Michelangelo circondato da branchi di asini. 'Babbo Natale, come vedi un campione?' ha chiesto il bambino al genitore, che ha risposto: 'Semplice, trova quello che quando gli altri si fermano lui sale'. Nel mondo dello sport moderno, così complesso, così confuso, per ragioni a volte insondabili, non è raro prendere i fischi per fiaschi. Come quel ragazzo, per esempio, venduto come un fenomeno, ma che rotola giù quando c'è qualcosa da scalare. O come quel ragazzo, ancora imberbe, che anche a rischio della salute sa elevare l'Azienda all'impensabile. La Spagna, l'onorata Spagna, maestra del possesso palla, ha combattuto con onore, martedì 5, contro la Compagnia del Mancio. Un'Azienda dai connotati inediti visto che non è al soldo di questo o quello ma solo e solo della sua terra, che sa far tesoro (ogni volta) dal dolore e dalla sofferenza. Gli inglesi sognano di affrontarlo domenica prossima, nel loro tempio. A proprio rischio. Perché forse non hanno capito che questi ragazzi sono, sì, i nipoti di quelli che a El Alamein sono saltati fuori da un buco con una molotov in mano per arginare il devastante incendio dei carri, ma (soprattutto) per dar loro ( infine) con postumo onore (anche) il giusto riposo.

SEMIFINALI EURO 2020. Italia-Spagna 5-3 (dcr); Inghilterra-Danimarca 3-2 dts. IL FINALE. Inghilterra-Italia. FINE SETTIMANA. Un altro fine settimana con dolci sinfonie blu. I ragazzi del basket, dopo 17 anni, tornano ai giochi dell'Olympia. Grazie a un'impresa davvero storica strappata alla Serbia, ovvero a una delle squadre più accreditate per il podio, che con noi vinceva da una vita. I miscredenti, ovviamente, non avrebbero speso un centesimo per accreditare un successo che solo chi non si fa beffe di quella Fenice che ha nidificato in qualche anfratto del Belpaese potrebbe sperare. Dopo il terzo posto di Armani in Champions League, questa qualificazione (dopo anni) riporta il nostro basket nell'elite del pianeta. I serbi non credettero ai loro occhi, poi si accorsero dell'accaduto e applaudirono. I ragazzi del Meo, trascinati dalla buccia di carota Mannion, 20 anni, si recano ora al Sol Levante con la consapevolezza di non essere più una delle tante nobili cadute di uno sport votato alla velocità. Alcuni 'disertori', più o meno giustificati, si dicono pronti a tornare. Come l'americano Gallo che ha confessato: 'Le Olimpiadi sono un grande evento per il mio Paese. Se la Federazione vorrà sarò onorato di far parte di questa squadra'. Noi, personalmente, lo lasceremmo a meditare ad Atlanta, anche perché ogni volta che cercava di redimere i pentiti andava male. Eppure il buon Meo dovrà avere fretta di accettarlo perché martedì 6 scade il tempo per presentare la lista dei 12 per Tokyo. A Maggiora (Novara) il nostro Cairoli, nove Campionati del Mondo MX Mx1, è arrivato terzo nel GP d'Italia, attestandosi al terzo posto nel Campionato del Mondo, a 19 punti da Gajser. Mattia Gadagnini, in Mx2, alla terza gara della sua prima stagione completa, ha vinto il suo round e ha conquistato il primo posto nel mondiale. Ai Giochi, nell'individuale allaround di ginnastica ritmica, l'Italia sarà rappresentata da Milena Baldassarri e Alexandra Agiurgiuculese. Pogacar domina il Tour, ampiamente annunciato, ma con Cattaneo e Colbrelli, secondo e terzo a Tignes, nona tappa. Nella Diamond League, tappa di Stoccolma, ottima prestazione del velocista azzurro Jacobs, 26 anni, battuto da Baker. Per l'americano, sesto successo sul circuito, tra i favoriti ai Giochi, un tempo di 10"3, per il nostro 1°"05. A Castions di Strada (Ud) l'Italia del softball si conferma campione d'Europa, battendo l'Olanda 9 -5. È un posto per Tokyo. Due tennisti italiani hanno raggiunto gli ottavi di finale sull'erba reale di Londra. Sonego fermato, Berettini invece ai quarti. Una nota per l'auto, che a quanto pare sta diventando interessante non solo per i ripetuti colpi del piccolo Max, precedentemente noto come 'red wrecker' e ora riabilitato come 'toto Wolff wrecker'. Già, perché da qualche anno è sorto il sospetto che il vero demiurgo delle 'frecce d'argento' non sia tanto il pilota, il propulsore, le gomme e quant'altro si voglia inserire nel campione. alla guida di F1, ma questo onnipotente tessitore in rigoroso camice bianco che, dove si fermano i poteri altrui, avanza il suo. Quelle povere 'rosse' sanno così tanto che, se dovessero dirglielo, le lunghe notti intorno al fuoco del re dei Feaci non basterebbero a sfinirli. Lewis sta commentando "Penso che loro (il popolo della Red Bull, ndr) siano molto più avanti di noi e la situazione non cambierà presto". Secondo noi non cambierà mai, ma visto che non siamo dei maghi, e comunque (eravamo lui) cominceremmo a chiederci se basterà il prolungamento di contratto di due anni con le 'frecce' per tornare a respirare il aria fine che avvolge il primo gradino del podio.

HORNE VS TOTO WOLFF. Avevamo annusato, da qualche anno, divertiti sul divano, che alla 'rossa' stavano accadendo cose poco convincenti, per molti versi inquietanti, anche perché sospettava di mirare a distruggere quel mitico Pegaso alato tinto dei colori del sole che passa attraverso i sogni degli uomini agli dei. Infatti l'auto che timbra il simbolo dell'arrampicata di Francesco Baracca, invece di progredire come di consueto, si è ritirata, anno dopo anno, rapidamente, fino a lottare (nonostante due giovani bravi piloti) non per la vetta ma per la coda del grande circo della F1. Fine del mito? Niente affatto, fine, o inizio della fine, semmai, di coloro che stanno armeggiando per arrivare a tanto. Infatti, lo sfogo di Christian Horner, boss della Red Bull, contrario alla decisione, la consueta decisione inaspettata della Todt FIA, di 'rallentare' i pit-stop, a partire dal GP d'Ungheria del 1 agosto, è proprio di questi giorni. Al profano, la quaestio appare come un'amenità volta a tutelare la sicurezza. E purtroppo non è così. Qui la sicurezza ha poco o nessun focus, qui semmai sembra centrare qualche espediente con un obiettivo nascosto ma mirato. "Quando i tuoi avversari non possono batterti, allora cercano di rallentarti, come in questo caso" scattò il capo Horner. Evidentemente sta provando anche lui quello che negli ultimi cinque anni hanno sentito quei poveri di Cavallino, lasciati (prematuramente) orfani (inascoltati e derisi) da padre Marchionne. Fermare la velocità dei cambi gomme significa (in questa fase) colpire direttamente la Red Bull, privandola di uno dei suoi punti di forza. In effetti, il team di Horner ha recentemente affinato l'esercizio raggiungendo livelli spaziali. Si dice al limite delle possibilità umane. Che però non recitano il ruolo della Mercedes, finora dotata non solo di motore, gomme e pilota, ma (soprattutto) protetta da una rete di regole a cui il grande Toto Wolff ha lavorato instancabilmente più di quei lillipuziani per immobilizzare Gulliver .

Nel 2010 ci volevano 4” per cambiare le gomme, oggi nemmeno la metà. È chiaro che chi eccelle in questo esercizio permette alla sua macchina di ripartire con un notevole vantaggio. Che mette in difficoltà gli altri, tutti gli altri, compresa la (presumibilmente) imbattibile Mercedes. Ecco perché la consueta provvidenziale nuova direttiva FIA ha fatto esplodere la rabbia di Horner, che sospetta (ancora una volta) la mano del Totò, come nel caso dei controlli più severi introdotti dal GP di Francia sulla rigidità dell'ala posteriore (anche se in nel frattempo, però, la Red Bull continuava a vincere). La storia quindi si ripete. Con aggiustamenti, per far credere (probabilmente) all'avvento di una nuova stirpe automobilistica divina che anche un ragazzo di F2 può portare al titolo. Insomma, la sensazione è che ancora una volta ci troviamo di fronte a favori per lo Stoccarda. Favori non scherzi. ”E lo capiremo - conclude il 'roseo' mercoledì 30 giugno - alla prima gara in cui Verstappen e Hamilton si sfideranno per la vittoria in un match serrato. Se invece vedremo monologhi come quello di Max in Stiria, allora non ci saranno più pit stop. La squadra di Toto dovrà inventarsi qualcos'altro”. (da giovedì 24 a lunedì 28 giugno 2021). Terminate le riunioni dei Gruppi, si sono verificati scontri diretti. Quelli dell'interno o dell'esterno. Praticamente l'inizio di un altro torneo, dove sarà meglio dimenticare quanto accaduto finora, anche per non incorrere in qualche (dolorosa) sorpresa. Quello che ci rassicura, questa volta, è il nostro (decisamente) nuovo approccio ad un torneo dal quale (una volta) uscivamo 'vincitori alati' ma (più spesso) 'cani battuti'. Con poche vie di mezzo. Attenzione quindi alla storia che (se volete) resta m (come sempre) 'magister vitae', ma confidate anche nel rinnovato 'spirito del corpo' che se avesse (davvero) catturato (come si suol dire) tutta la Compagnia , non ha bisogno delle tante cerimonie scaramantiche e della prudenza che spesso e volentieri si sono rivelate veri limiti per le nostre aspirazioni. Saremmo stati attenti alla Francia, sì, perché quel rigore inesistente e quel fuorigioco abbonato contro il Portogallo non ci hanno fatto dormire. E in ogni caso, senza tendere agguati oltre misura. Perché, come si è detto nei giorni successivi, la Compagnia del Mancio da Jesi non gioca (più) sulle debolezze (o sulle disgrazie e sui favori altrui) ma sulle proprie esclusive potenzialità. Enorme, qualunque cosa entusiasmi quella pletora (spesso stolta) di commentatori, seminati qua e là, e sempre pronti a godere nel ridimensionare l'eccezionalità della nostra scuola e la nostra inesauribile capacità di trovare talenti, soprattutto quando te li aspetti, e che poco o niente hanno da invidiare agli altri del 'prezzo gonfiato'. Gli scontri diretti (al momento) sono stati esauriti. La Danimarca ha superato il Galles (4-0), l'Italia ha superato l'Austria (2-1), il Belgio ha eliminato il Portogallo (1-0), la Repubblica Ceca ha mandato in vacanza l'Olanda (2-0). Con qualche sorpresa. Piccolo o sensazionale. Della Danimarca, ma anche della Repubblica Ceca. E, in parte, l'Inghilterra che (finalmente) si è sbarazzata della Germania (2-0). Quindi della Spagna che ha mandato a casa (3-5) i vice mondiali della Croazia. E anche della Svizzera (maltrattata dall'Italia) ma che ha costretto all'addio i campioni del mondo di Francia, traditi ai calci di rigore da quell'acclamato fenomeno caro (soprattutto) ai pm. Contro l'Austria anche l'Italia del Mancio stava per precipitare nel vortice malevolo del torneo, che però (a questo punto) sembra (davvero) sorretto da un animus pugnandi che sa di antico e unico. Infatti, ora sappiamo che imprevisti, gufi e sofferenze possono (ragionevolmente) essere superati.

E-mail L'e-mail non verrà visualizzata

Di nuovo, in Premier, c'è il passaggio di proprietà del Newcastle nelle mani di spendaccioni arabi. Che in altri tempi avrebbe detto poco o niente e che, invece, oggi, suscita non poche perplessità se non preoccupazioni. Nel paese che più di altri è l'erede del latino 'pecunia non olet', si sa che porte e finestre restano aperte 24 ore su 24 per chi vuole portare denaro nelle casse di Albion. Soldi, soldi qualunque, non importa chi, come e perché. Da tempo avvertivamo che, grazie al Robin Hood che vive in Uefa, mentre veniva sventato un colpo di Stato di 12 compagnie sprovvedute, un altro colpo di stato è andato (silenziosamente) in porto. Quella guidata da un angusto (agosto?) manipolo di 'spender' che di fatto (in pochi anni) si è impossessato della più importante manifestazione calcistica (sportiva) d'Europa, la Champions League, che come 'rientri' (non solo di immagine) ha pochi eguali sul pianeta. Senza che nessuno glielo impedisca, né in nome di un fantomatico fair play, né appellandosi alla sacra regola della 'concorrenza legittima'. Si sa che (soprattutto) gli 'spender' sono arabi (Psg, City) con l'aggiunta dell'oligarca russo (Chelsea) e (forse) qualche fondo americano che però ne pensa più di uno quando si tratta di aprire il mercato azionario. tempo. Agli spendaccioni arabi si è ora unito un altro connazionale, nientemeno che l'Arabia Saudita, attraverso un fondo che rappresenta uno Stato più che rappresentare i privati, uno di quelli che hanno maggior peso e liquidità tra Oriente ed Estremo Oriente. Questo per dire che, con 'portfolio illimitato' a disposizione, non sarà facile competere con il Newcastle. La nostra modesta opinione è che, in questo modo, si lasci mano libera a chi non è tanto interessato al calcio quanto attratto ad altri obiettivi, costa quel che costa, 'ridurre' le squadre storiche al lastrico. Anche i big, i big famosi, come Real o Barca, abituati a lavarsi, e oggi (a parte il Covid), costretti a stringere la cinghia. Con debiti crescenti. E che, se questa tendenza fosse confermata, sembrano più propense a diminuire che a riprendersi in presenza di contendenti così irrefrenabili. Un altro (delicato) problema è emerso nel paese erede della 'pecunia non olet'. Il sasso, questa volta, è stato lanciato dall'allenatore del Liverpool. Riguarderebbe la questione dei diritti umani in uso dalle parti del nuovo proprietario di Newcastle. Un Paese che è nella lista nera mondiale delle violazioni. Molte libertà fondamentali, infatti, codificate nella dichiarazione universale dei diritti umani, non esistono. La pena di morte viene spesso applicata senza un regolare processo. Le minoranze politiche e religiose sono oppresse. Gli atteggiamenti nei confronti delle donne sono discriminatori. E così via, uno dopo l'altro, come in un cesto di ciliegie. Tutto questo, ovviamente, frega poco o nulla ai miliardari che popolano a vari livelli il cinico Premier. Tra i commenti più cult, quello del tecnico Pep del City, espressione degli spendaccioni degli Emirati Arabi: 'Mi sembra - ha detto - che i tifosi del Newcastle siano contenti. Dopotutto, è una questione di affari. ' Affari o oppio della coscienza civile? Il pallone d'oro? Qualcuno opta per regalarlo ai campioni dell'orto di casa. Seppur meritevoli, nel 2021 hanno vinto poco più di un gelato. Qualcun altro ha fatto ricorso alle solite raccomandazioni che a parte Messi, (finalmente) vincitore con l'Albiceleste di una Coppa Sudamericana, non ha battuto il tacco in Champions League. Morale: chi altro se non il nostro Jorgino, vincitore-protagonista della Champions e degli Europei, o dei due più grandi eventi mondiali del calcio 2021, può meritare il Pallone d'Oro?

Lo chiamavano il 'Detective dei dispersi'. I dispersi nella guerra, l'ultima, quella del 1940/1945, dove non pochi dei nostri giovani in divisa rimasero 'ostaggio' di alcune loro avverse contingenze belliche, 'sparendo' senza lasciare traccia o quasi. Il merito di aver recuperato diverse salme e di averle riportate in patria va alle due associazioni locali Santarcangelo 'Combattenti e reduci' e 'Famiglie dei Caduti e Dispersi in Guerra', che beneficiano da decenni dell'assiduo e disinteressato impegno di suo storico. il presidente Werter Paesini, infatti, il 'investigatore dei dispersi', morto al cospetto della barriera dei 'cento anni' dopo aver dimostrato grande vigore fisico, impegno e chiarezza di intenti. Tra le sue numerose 'imprese', poiché si è occupato ogni volta di vere e proprie 'imprese', Werter Paesini annovera il riuscito 'rimpatrio' di tre vittime cadute: Ottavio Zanni, il 22 febbraio 1982; Antonio Arcangeli, 20 gennaio 2000 e Adamo Poggi, 22 marzo 2003.

Sabato 16 ottobre 2021, alle 18, nella Sala Comunale di Piazza Saffi 8, presenteremo il libro 'Ho fatto di tutto per essere felice. Enzo Piccinini storia di un chirurgo insolito dello scrittore e giornalista Marco Bardazzi, a cura del centro culturale Don Francesco Ricci-La bottega dell'orefice. Il libro racconta la vita di Enzo Piccinini, chirurgo di origine reggiana dell'ospedale Sant'Orsola di Bologna - amico di don Luigi Giussani e uno dei leader del movimento di Comunione e Liberazione - scomparso prematuramente nel maggio 1999 all'età di 48, della causa di beatificazione è in corso. Il libro mette in risalto la sua vita professionale, le sue capacità educative e le sue qualità umane che lo hanno portato a vivere 'mettendo il cuore in tutto quello che si fa', come lui stesso ha detto. Interverranno, oltre all'autore, Pasquale Chiarelli, direttore generale dell'ospedale Santa Maria di Terni e Franco Stella, direttore di chirurgia toracica e coordinatore del corso di laurea in Medicina e Chirurgia, con sede a Forlì. Ha portato i suoi saluti anche il sindaco di Forlì Gian Luca Zattini. L'incontro, patrocinato dal Comune di Forlì e dall'AUSL Romagna, è stato trasmesso anche in diretta streaming sul canale YouTube del Centro Culturale.

Con il progetto europeo 'Smart Heritage', al quale il Comune di Forlì ha aderito nel 2019, si intende sviluppare un nuovo percorso per favorire un flusso turistico costante e continuo, valorizzando il patrimonio storico e culturale del territorio da valorizzare, con la scopo di migliorarne la capacità gestionale anche attraverso l'utilizzo di nuove tecnologie. In ottemperanza alle disposizioni testamentarie, la Leonessa di Romagna fu sepolta senza lapide davanti all'altare maggiore del monastero delle Murate. Solo molti anni dopo, per onorare la memoria della nonna paterna, Cosimo I, figlio di Giovanni dalle Bande Nere e primo Granduca di Toscana, fece apporre una lapide di marmo bianco su cui era scritto in latino: "Caterina Sforza contessa e dama de' Medici di Imola e Forlì'. Nella parte superiore della lapide era presente uno stemma che univa e fondeva le sei sfere, simbolo della famiglia Medici, con il serpente dello stemma sforzesco. Caterina non conobbe pace nemmeno da morta: nel 1835, infatti, fu rimossa la lapide marmorea e il corpo fu riesumato per i lavori di trasformazione del convento in prigione di stato. Le sue ossa furono raccolte in una piccola cassa e consegnate al pittore fiorentino Carlo Ernesto Liberati che, su consiglio dell'abate Missirini di San Mercuriale, le inviò a Forlì. Qui però furono respinti perché giudicati di dubbia provenienza e di incerta attribuzione. Nell'agosto 1844 le povere spoglie della dama forlivese tornarono alla Liberati, della quale non sappiamo cosa ne fece. Certo è che, da quel momento in poi, non se ne ebbe più notizia, anche perché il pittore fiorentino morì pochi mesi dopo senza lasciare eredi né testamenti.

Copyright © 2021 Media by Faini Daniela Srl. Tutti i diritti riservati.